Master of None (seconda stagione): la recensione
Dalle tazzine di caffè modenesi ai cocktail newyorkesi, Master of None rimane una piccola gemma: la recensione della seconda stagione della serie di Netflix
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Eppure questo comedian ha un modo sempre garbato, leggero, divertente di porgere quelle che non sarebbe giusto definire tematiche, ma sfumature. Durante la prima stagione c'era il classico e sempre più presente tema dei trentenni, o giù di lì, confusi sul piano sentimentale e professionale, incerti su una maturità da afferrare o da allontanare ancora per un po'. Dev sembra passato oltre in questa stagione. La trasferta a Modena gli ha fatto bene, ha incontrato nuovi costumi, nuove persone, un nuovo modo di vivere la vita. Soprattutto ha incontrato Francesca (Alessandra Mastronardi), che poi ritroverà a New York e verso la quale sviluppa un certo sentimento. L'attrice, così come Riccardo Scamarcio, si integrano bene nel cast, per quanto i loro personaggi assumano un certo spessore solo nella volata finale.
Si passa dal neorealismo di The Thief alla sequenza di appuntamenti raccontati simultaneamente in First Date. E poi ancora con New York, I Love You, un'ispirata Rapsodia in blu urbana che si permette addirittura di giocare su una storyline senza sonoro, e Thanksgiving, che lavora sull'evoluzione di un rapporto tra madre e figlia raccontato attraverso gli anni. Quindi Master of None procede così, con questa alternanza tra puntate speciali e puntate normali, in cui viene costruito il rapporto tra Dev e Francesca.
Dalle tazzine di caffè modenesi ai cocktail newyorkesi, Master of None rimane una piccola gemma.