Master of None, Istanti d'amore: la recensione

Con la stagione 3, Istanti d'amore, Master of None cambia tutto e trova la migliore formula possibile

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Master of None 3 Istanti d'amore: la recensione

Come si racconta il futuro di chi ha a malapena costruito il proprio presente? Cosa esiste oltre l'argine di incertezza e indecisione della generazione Y? Non era affatto semplice realizzare una stagione 3 di Master of None, che arriva su Netflix quattro anni dopo la precedente e con una formula del tutto rinnovata. In questo intervallo che sembra una voragine ci sono state le polemiche che hanno coinvolto Aziz Ansari, ma ci sono anche state tante serie che hanno sviscerato quegli argomenti. Voci nuove, volti nuovi. La carica provocatoria e creativa delle due prime stagioni di Master of None non poteva essere replicata. Aziz Ansari, qui regista e sceneggiatore, cambia tutto e trova una strada sorprendente, forse la migliore possibile.

Master of None, stagione 3, ha come sottotitolo Istanti d'amore (Moments of Love). In cinque episodi di durata molto variabile si racconta la difficile relazione tra Denise (Lena Waithe) e Alicia (Naomi Ackie). Senza entrare nei dettagli, le loro incomprensioni sono legate soprattutto al tema della maternità e della fertilità. Ad un punto di svolta nelle loro vite, entrambe devono confrontarsi con ciò che desiderano davvero dal loro futuro e dai loro prossimi anni. Obiettivi che potrebbero non coincidere, e che le spingeranno a riconsiderare le loro priorità.

Istanti d'amore va prima di tutto spiegato per esclusione. Non è esattamente il nuovo capitolo di una serie antologica, né è uno spin-off della serie madre. È una terza stagione più breve, che espande la storia di un personaggio che già conoscevamo, Denise, ma che nell'accostarsi a quella vicenda cambia mood e stile. Il mutamento è immediato e quasi traumatico. Aziz Ansari ha diretto la serie con un aspect ratio di 4:3, e tutte le scene sono composte da inquadrature fisse, tenute a lungo. I primi piani, tranne in pochissimi momenti, sono assenti. Dove la seconda stagione aveva corteggiato una visione romantica del neorealismo, qui l'impianto scenico è bergmaniano. Istanti d'amore è una vicenda intima, sofferta, che respira tramite silenzi assorti e scene di straziante concretezza. Tra sussurri e grida.

Le prime due stagioni raccontavano la tipica irrisolutezza della generazione Y tramite lo sguardo di Dev. Aziz Ansari torna qui brevemente a interpretare quel ruolo, ma non traspare molto amore per il personaggio o la sua sorte. Il tempo dell'incertezza è passato, o quantomeno di quel tipo di incertezza. Perché non si può restare giovani in eterno, e se non sarà la persona a deciderlo, ci penseranno la vita e il tempo a ricordarlo. Master of None è ancora legato ai temi della carriera e dell'autorealizzazione tramite il lavoro di Denise, scrittrice che ha avuto un certo successo con la sua prima opera e che deve replicarsi per "non tornare a lavorare in un cubicolo". Ma è solo l'eco di preoccupazioni passate, quando qui alla scrittura di Ansari e della Waithe interessa parlare di altro.

Master of None 3 racconta la frattura tra le esigenze umane più profonde e gli equilibri di vita in continua discussione. Racconta l'ansia, non più sociale, ma intima, della maternità e la necessità di definirsi come genitore. Racconta, attraverso un quarto episodio struggente, la difficoltà nell'inseguire obiettivi che per motivi anagrafici sfuggono sempre di più e ad ogni istante diventano più inafferrabili. L'altra faccia del costante slittamento delle responsabilità, ma non dei bisogni umani. Se le prime due stagioni raccontavano l'incertezza, questa terza esplora il dolore e le conseguenze.

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