Masquerade, la recensione
Come nei sex thriller degli anni '90, anche in Masquerade il sesso è apertamente la moneta per pagare il crimine ma tutto è troppo confuso
La recensione di Masquerade, al cinema dal 21 dicembre
Bedos viene dal successo di La Belle Époque di cui qui si ritrovano molte suggestioni, soprattutto quella di rivivere la propria giovinezza tramite bugie e finzioni. Eppure Masquerade non ha niente della leggerezza di quel film e anzi una pomposità difficile da sopportare mentre racconta di due ragazzi belli e attraenti che circuiscono una donna e un uomo molto più grandi di loro per denaro. Ma anche tra loro due c’è un legame sessuale di dipendenza e costrizione, la femme fatale tiene stretto tra le sue cosce un uomo più remissivo e manipolabile, facendone il suo complice in un piano di una complessità davvero esagerata e nessun divertimento.
A sorpresa allora è Laura Morante, proprietaria di un ristorante italiano che entra nell’intrigo con tutto un suo interesse, ad emergere benissimo. Impegnata molto più di quanto non faccia di solito nei film italiani, qui ha un personaggio ferito e fiero al tempo stesso al quale dà una statura eccezionale. È una leonessa in attesa di vendetta, ha le spalle e la credibilità di chi ha visto di tutto e può pianificare di tutto. È l’unica credibile davvero, l’unica a riuscire ad inserire qualcosa di inatteso dentro qualcosa di altrimenti molto noto.