Marx può aspettare, la recensione | Cannes 74

Documentario sul fratello gemello morto suicida, Marx può aspettare indaga il cinema di Marco Bellocchio, un'epoca e la sua fine

Critico e giornalista cinematografico


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Marx può aspettare, la recensione | Cannes 74

Marco Bellocchio ci prova per quasi tutto il film a non parlare di sé, a mettere al centro il fratello gemello Camillo, morto suicida e la sua famiglia, il nucleo in cui sono cresciuti, cosa è successo in quegli anni che hanno portato al ‘68 e come questo fratello più remissivo e meno intellettuale degli altri li vivesse. Ci prova, poi quando arriva alla morte, alla sua elaborazione, all’indagine per capirne le cause e infine al dopo, agli anni successivi, non ce la fa più e Marx può aspettare svela la sua natura di documentario su Marco Bellocchio attraverso il gemello scomparso.

È poco il tempo in cui ci si domanda cosa potesse aver portato a questo suicidio, come è poco il tempo in cui Bellocchio scruta le diverse reazioni familiari, e molto il tempo dedicato a raccontare sé, la propria carriera (soprattutto La Cina è vicina), i propri successi, film e influenze. E ancora dopo la morte del fratello i richiami a lui nei suoi film successivi e le sue responsabilità nella tragedia. Perché di certo questo documentario non fa sconti a se stesso (e nemmeno alla famiglia), racconta un nucleo da incubo come ha sempre fatto, vessato dal cattolicesimo dei genitori e dal perbenismo provinciale.

Marx può aspettare (come il titolo suggerisce) però non è solo l’elaborazione della morte del fratello ma soprattutto degli anni che Bellocchio ha vissuto da protagonista e il fratello rifiutava. Lui, che era il suo contrario, non era impegnato politicamente (non a caso la frase del titolo è sua) e questo porta Marco Bellocchio a chiedersi cosa rimanga di quella stagione e di quegli impegni e come mai con tutto quel desiderio di attivismo non riuscisse a guardare cosa accadeva in famiglia. È molto curioso in questo senso e anche macabramente ironico che Camillo Bellocchio sia morto proprio poco dopo il 1968.

Il problema di Marx può aspettare è che al netto di tutta questa presenza di Marco Bellocchio e dei suoi film non è mai in grado di creare una nuova lettura o anche un nuovo legame tra il suo cinema e la sua vita. La consapevolezza dell’esistenza di questo fratello, della sua morte tragica e dei riferimenti a lui in tanti film non crea negli spettatori l’idea che ci sia qualcosa che non avevamo mai calcolato in quelle opere, che possano essere rilette sotto quella luce.

Il documentario sembra avere un senso solo nei suoi aspetti più semplici e diretti, quando tenta una specie di indagine sulle cause del suicidio, quando indaga ed esplora ipotesi dando voce a conoscenti e persone esterne al nucleo stretto o quando usa gli eventi per mostrare come leggiamo, modifichiamo e pieghiamo il passato attraverso il tempo per costruirci la nostra di storia.

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