Marvel's Spider-Man vol. 1: Città in guerra, la recensione

Dennis Hallum porta su carta Marvel's Spider-Man con una storia convincente e fruibile anche da chi non conosce il videogame

Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.


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Marvel's Spider-Man: City at War #1, anteprima 01

Se siete appassionati di videogiochi, avrete da tempo messo le mani su Marvel’s Spider-Man, avventura videoludica da cui è scaturita una miniserie in sei parti che Panini Comics ha raccolto nel volume Città in guerra. Grazie a questo brossurato, da poco uscito in fumetteria, è possibile continuare a seguire le vicende del Peter Parker di Terra-1048 (il cosiddetto Gamerverse), alle prese con i piccoli grandi problemi che comporta essere un amichevole Arrampicamuri di quartiere. Artefici di questa riuscita iniziativa sono lo sceneggiatore Dennis “Hopeless” Hallum e gli artisti nostrani Michele Bandini e Luca Maresca.

Rispetto alla mitologia originale, creata da Stan Lee e Steve Ditko, sono diversi i cambiamenti apportati, ma riguardano soprattutto il cast dei comprimari: Zia May è più giovane del suo corrispettivo di Amazing Spider-Man, mentre Mary Jane Watson è una reporter d’assalto del Daily Bugle che in passato ha avuto una relazione con Peter. Quest'ultimo è invece più vicino alla sua caratterizzazione primigenia: le "origini segrete" sono sostanzialmente quelle di sempre, così come resta invariato l'imput legato alla morte dello Zio Ben.

Nella storia, il ventitreenne Peter Parker è un assistente di laboratorio per il brillante scienziato Otto Octavius. Sullo sfondo si muovono diversi villain pescati - e rivistati - dal passato e dal presente del Tessiragnatele nei vari media. Il sindaco Norman Osborn, Kingpin, Shocker e Mister Negativo sono solo alcuni dei loschi figuri che vanno a complicare la vita dell'eroe su queste pagine.

Città in guerra si dimostra una lettura piacevole, esaustiva nel delineare le principali figure che popolano la vicenda senza risultare mai pedante, nonostante i concetti alla base siano ormai stranoti. Sebbene rispettosa di una tradizione consolidata, infatti, la miniserie procede lungo un percorso tutto suo per offrire una sorta di espansione del titolo Insomiac che risulti accogliente, risultando al tempo stesso un prodotto autosufficiente.

"Un'opera convincente e fruibile anche da chi non ha mai giocato a Marvel's Spider-Man."Ottimo il lavoro di Bandini al tavolo da disegno: il suo tratto pulito e preciso ci regala un’interpretazione dell'Uomo Ragno accattivante, capace di catturare l’energia che accompagna da sempre il personaggio ma sfruttando nel migliore dei modi il design creato per il videogioco.

Il risultato finale è dunque più che convincente, soprattutto grazie alla maniera in cui vengono messe in scena dinamiche inedite per il lettore veterano. Conquista la scelta a monte di portare Mary Jane al centro dell'azione, rendendola quasi una spalla di Testa di Tela. Il carattere forte e risoluto della giornalista ben si adatta a questo ruolo e conferisce sfumature insolite per un fumetto ragnesco.

Siamo dunque di fronte a un lavoro che, se non si può definire originale, è certamente degno di nota per la caratterizzazione dei personaggi, la messa in scena e la gestione dei tempi narrativi, riuscendo a risultare interessante nonostante debba limitarsi a infilarsi tra le pieghe della continuity del videogame. Tali aspetti consentono a Città in guerra di smarcarsi da tante altre variazioni sul tema e concorrono a creare un'opera convincente e fruibile anche da chi non ha mai giocato a Marvel's Spider-Man.

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