Marvel’s Spider-Man: Silver Lining è un DLC proiettato verso il futuro del brand – Recensione
Si conclude La Città che non dorme mai: la recensione di Marvel’s Spider-Man: Silver Lining
Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".
La storia dello Spider-Man di Insomniac Games ruota attorno a figure femminili, veri e propri cardini attorno al quale il nostro si carica poco prima di lanciarsi addosso, con tutta la forza possibile, ai nemici, tutti uomini guarda caso, che nell’avventura principale e nei tre DLC hanno fatto di tutto per mettere a ferro e fuoco New York.
Silver Lining, come anticipato, abbandonata drasticamente e con poca eleganza l’analisi del passato (e del presente) della determinatissima Yuri, richiama sul palcoscenico la bella e dannata Silver Sable, anti-eroina belligerante e risoluta, ennesima personalità complessa con cui il buon Peter Parker dovrà scendere a compromessi per contrastare l’ascesa di Hammerhead, ormai padrone di un arsenale dalle proporzioni preoccupanti.
Se non altro, Silver Lining si prende la briga di costruire diversi appigli che serviranno a Insomniac per inquadrare l’inevitabile sequel di questa avventura. Lungo le quattro ore necessarie per completare Silver Lining, qua e là vengono disseminati riferimenti a pericoli e minacce che inevitabilmente finiranno per mettere nuovamente a repentaglio la tranquillità dei newyorkesi.
Se il comparto narrativo ricalca pregi e difetti già visti e commentati negli scorsi DLC, lo stesso fa il gameplay, ancorato alle medesime meccaniche ludiche, questa volta potenziate ed arricchite da una regia quanto mai pirotecnica. Ogni scontro, ogni battaglia è un concerto di corpi che si muovono, esplosioni, effetti speciali che riempiono lo schermo. Di tanto in tanto, il caos è tale che si perde traccia di ciò che accade attorno al proprio avatar, ma sono brevi attimi che non attenuano l’esaltazione che si prova ogniqualvolta si esce vincitori da lotte quantomai furiose, prolungate, impegnative. Il combat system raggiunge il suo limite, svelando tutta la sua profondità, regalando immense gioie al videogiocatore più smaliziato, costretto ad affidarsi alle mosse più disparate e a dare fondo alle scorte di gadget per sopravvivere.
L’elevato numero di nemici e l’alto tasso di spettacolarità sono tuttavia un orpello sì utile per innalzare ulteriormente la difficoltà di fondo, ma anche necessario per tentare, invano, di celare il più grande difetto di Marvel’s Spider-Man: la sua intrinseca ripetitività di fondo.
Nemmeno Silver Lining sfugge a questa considerazione, vincolato com’è a missioni che, soffocando totalmente ogni ambizione stealth, vedono il nostro puntualmente e perennemente contrapposto ad un nutrito numero di loschi figuri da abbattere uno dopo l’altro.
A questo proposito, poco possono le pur accattivanti sfide di Screwball, che cercano di introdurre bonus e malus ben specifici alle solite scazzottate o alle acrobazie tra i grattacieli; i collezionabili da recuperare in giro per la città; il solito set di nuovi costumi introdotti in questo DLC. Purtroppo quello che c’è da fare si è già fatto, già visto, già sperimentato e nemmeno lo scontro finale che chiude definitivamente La Citta che non Dorme Mai riesce a risollevare più del dovuto la situazione.
[caption id="attachment_192518" align="aligncenter" width="1000"] Peter terrà costantemente a freno le smanie omicide della sua partner[/caption]
Silver Lining è una conclusione più che degna, emozionante quanto basta, divertente come ci si aspetterebbe. Purtroppo manca il guizzo, fallisce nel rendere ancora più scoppiettante l’avventura dell’Arrampicamuri, limitandosi al solito compitino, capace sì di appassionare, ma non di lasciare il segno.
Se non altro, vale la pena giocarlo anche solo per i riferimenti all’inevitabile sequel, nutrita serie di suggestioni e rimandi capaci di far correre l’immaginazione dei fan di lunga data dell’eroe Marvel.