Marvel One Shot: All Hail the King, la recensione

Abbiamo visto il nuovo corto Marvel contenuto nell'edizione home video di Thor: The Dark World con cui lo studio "corre ai ripari" dopo Iron Man 3...

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Attenzione: il commento contiene alcuni spoiler sul cortometraggio e sull'Universo Cinematografico Marvel


Nota: Thor: the Dark World sarà disponibile in DVD e Blu-Ray Disc dal 12 marzo.

Non sono mai stato un talebano degli adattamenti cinematografici.

Il cinema ha dei registri differenti dalle altre incarnazioni mediali, quindi non sto a fasciarmi il capo o a scrivere messaggi con uno pseudonimo sulla message board di ComicBookMovie se il fumetto o il libro che amo ha subìto delle variazioni anche di una certa entità nel momento è approdato sul grande schermo.

Ho avuto la tentazione di farlo solo una volta, piuttosto di recente, quando ho visto un'elfa innamorata di un nano nello Hobbit: La desolazione di Smaug, ma ormai ho una certa credibilità professionale da difendere.

O forse no. Ok, glisso e scivolo oltre.

Tante chiacchiere per dirvi che il twist relativo al personaggio del Mandarino visto in Iron Man 3 mi aveva divertito parecchio. Per la mossa in sé e per le reazioni scalmanate dei fan più intransigenti. Inutile perdere tempo a ripetere concetti già espressi in questo articolo, pertanto, se volete, leggete direttamente quello.

La notizia che Ben Kingsley sarebbe di nuovo apparso nei panni dell'ormai carcerato Trevor Slattery nel nuovo corto Marvel One Shot All Hail the King mi aveva fatto pensare, però, a una doppia "trollata" per usare uno dei quei termini gergali del web che a noi giovani piacciono tanto.

"Vuoi vedere che Drew Pearce e Kevin Feige hanno intenzione di cambiare nuovamente le carte in tavola?".

Detto, fatto.

Trevor Slattery all'interno del carcere di Seagate  (Vi dice niente? Non vi richiama alla mente un certo Luke Cage?) deve convivere con le minacce degli altri galeotti alla sua incolumità forte, però, della costante protezione della sua "fanbase" (e già qui si crea un vortice di metatestualità). Ma, allo stesso tempo, la sua celebrità gli garantisce di poter rilasciare una videointervista per un documentario su di lui. Solo che durante la realizzazione della medesima - in cui vediamo anche esilaranti estratti di una vecchia serie tv interpretata da Slattery intitolata Caged Heat (proprio come il working title di Iron Man 3) che pare partorita da Spike Jonze tanto ricorda il video Sabotage dei Beastie Boys - viene a contatto con una terribile realtà: il personaggio da lui interpretato su ordine di Aldrich Killian, il Mandarino, esiste davvero, così come l'organizzazione terroristica nota come Dieci Anelli. E il Mandarino rivuole indietro la sua identità.

Lo sceneggiatore Drew Pearce, qua al suo esordio dietro la macchina da presa di un progetto di entità sostanziale, sceglie i registri dell'exploitation, del prison movie che pare citare à-la-Tarantino quel Femmine in Gabbia di Jonathan Demme. Pellicola che, curiosamente, in lingua originale è intitolata proprio Caged Heat. In tal senso, come nel corto dedicato all'Agente Carter, è abbastanza curioso notare come, dal punto di vista stilistico, i Marvel Studios si prendano molta più libertà nei Colpi Unici che nei lungometraggi. E non è difficile capire perché: non esistono le costrizioni del box-office e le possiblità d'ampliamento dell'UCM offerte da questi corti sono notevoli.

E proprio in riferimento all'espansione dell'Universo Cinematografico Marvel viene da domandarsi se il colpo di coda proposto in All Hail the King sia un modo di recuperare a latere la fiducia dei fan più intransigenti o se, effettivamente, faccia tutto parte di un piano ben più strutturato e a medio termine: è ormai abbastanza risaputo che Feige and co. pianificano "a blocchi" le varie fasi temporali dell'UCM mantenendo però la possibilità di "aggiustamenti in corso".

Quindi All Hail the King apre spiragli interessanti su come i Dieci Anelli e il Mandarino verranno re-introdotti nella storyline (di Iron Man? Di The Avengers?). Anche perché a questo punto Killian sfruttava "il marchio" col benestare dell'iconico villain? Oppure si è trattato di una sua mossa effettuata in totale libertà? All Hail the King non nega difatti quanto visto in Iron Man 3 - Slattery era e resta un guitto di bassa lega - e va ad aprire una porta laterale, posta in una zona del corridoio narrativo targato Marvel che nessuno aveva visto, forse perché tenuta appositamente in ombra. 

Già mi pare di udire un certo trambusto, una marea che si alza al grido di "Ecco, lo sapevo, la Marvel non ha mai il coraggio di andare fino in fondo e preferisce fare marcia indietro". Dal canto mio, concedo il beneficio del dubbio. 

Non voglio concedere a Kevin Feige di regalarmi un altro tiro mancino con la sua proverbiale trollface.

E, prima di lasciarvi, una raccomandazione: guardate il corto fino alla fine, titoli di coda inclusi. Assisterete al ritorno di una faccia ben nota...

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