Mare Fuori 4: la recensione

Mare Fuori 4 - la recensione: come avere tra le mani il Santo Graal della serialità italiana e riuscire a perderlo

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Dal 14 Febbraio sono disponibili su RaiPlay tutti gli episodi di Mare Fuori 4: ecco cosa ne pensiamo (niente paura, la recensione NON contiene spoiler) 

Dopo il boom di visualizzazioni della prima parte di stagione, i fan della serie meritavano un premio ed ecco arrivare un annuncio a sorpresa: in totale non 12, bensì 14 episodi di Mare Fuori 4, due puntate bonus che hanno il sapore di un vero e proprio regalo di San Valentino. Una specie di scatola di cioccolatini che però, a fine visione, si sono rivelati dal gusto più amaro che dolce. 

Aspettative impossibili 

“Saltare lo squalo” (in inglese jumping the shark) è una locuzione utilizzata nel linguaggio televisivo che indica il momento in cui un prodotto di successo raggiunge un punto di decadimento dopo il quale improvvisamente perde di qualità. Un momento arrivato inesorabile e prima del previsto anche per il fenomeno Mare Fuori.

Dopo l’incredibile successo della terza stagione, le aspettative per Mare Fuori 4 erano altissime e il compito degli sceneggiatori non era affatto semplice: tante le domande a cui rispondere, così come le trame e i personaggi da gestire, senza considerare la sfida dell’inevitabile abbandono di molti protagonisti. D’altronde il carcere è un luogo di passaggio e non di arrivo, e di conseguenza molte delle storie di Mare Fuori 4 non potevano che ruotare attorno a questo difficile snodo narrativo. 

Una stagione in due atti

I primi sei episodi avevano già fatto presagire che qualcosa non stesse del tutto funzionando: tra ridicole backstory familiari cattoliche o di avvocati di cui poco ci importa e rientri in IPM piuttosto forzati, l’impressione era quella di un continuo girare in tondo della narrazione: nonostante l'apporto di nuovi personaggi e dinamiche interessanti, così come la presenza di colpi di scena inaspettati e risvolti promettenti, si avvertiva una certa stanchezza nella visione, come se tutto fosse una lenta preparazione ad una seconda parte che avrebbe finalmente regalato qualcosa in più, soprattutto a livello emozionale. Purtroppo però anche nei suoi restanti episodi, Mare Fuori 4 racconta una storia che si sforza di chiudere un cerchio finendo però per reiterare sempre le stesse strutture, senza restituire una reale progressione nella storia di molti dei suoi personaggi.

Meno realismo e più soap opera 

Al centro della serie c’è sempre stata la forza del suo racconto corale, l’autenticità dei sentimenti che i protagonisti instaurano tra loro, dove ad un taglio classico da fiction si riusciva sempre a bilanciare un tono più realistico, fondamentale visto che parliamo di storie di criminalità e redenzione. Già dall’anno scorso si era notata una sterzata netta verso tematiche più teen, e in Mare Fuori 4 è evidente la voglia di concentrarsi maggiormente sui rapporti romantici e tralasciare quelli di altra natura, impoverendo così le potenzialità del racconto e dei suoi protagonisti. 

Che gli autori abbiano studiato a fondo le scene virali della terza stagione è palese, e in questo senso in Mare Fuori 4 c’è molta autocelebrazione del passato: si nota il tentativo di voler riproporre alcuni elementi di successo, con risultati però spesso artificiosi e ripetitivi (pensiamo alle scene nel laboratorio di pizzeria o alle troppe incursioni musicali). Mare Fuori 4 sembra molto più una soap opera, anche per via di quella sospensione dell’incredulità che il pubblico della serie ha imparato a gestire fin dalla prima stagione, grazie alla promessa, sempre mantenuta, di un grande trasporto emotivo. Purtroppo però in Mare Fuori 4 i buchi di trama, le incongruenze e le virate nonsense sono davvero troppe e stavolta anche il fan più fedele non riesce a passarci sopra senza scoppiare a ridere. 

Coerenza narrativa, questa sconosciuta

Ciò che manca è una reale coerenza narrativa nella gestione delle storylines sia dei singoli che delle coppie di personaggi (è il caso dei Romeo e Giulietta partenopei Carmine e Rosa) con un appiattimento della tridimensionalità ed archi narrativi sconclusionati che prendono una direzione per poi tornare al punto di partenza quasi ad ogni episodio. Dopo la visione di Mare Fuori 4 si ha l’impressione di aver perso tempo non solo in questa stagione, ma anche nella scorsa: i passi avanti dei personaggi si vanificano costantemente e non a causa di agenti esterni, che renderebbero la narrazione frustrante ma coinvolgente, ma per continui ripensamenti che annoiano, trascinano e bloccano il progredire delle vicende. Le motivazioni vengono spesso suggerite esclusivamente da fattori estetici, come i numerosi cambi di look che, per quanto visivamente efficaci, non possono e non devono sostituirsi ai dialoghi e all’introspezione. 

Per non parlare poi della riproposizione di dinamiche familiari e di triangoli amorosi (quello tra Edoardo, Teresa e Carmela ma anche quello tra Silvia, Lino e l’avvocato) che oltre ad essere ripetitivi hanno un sapore molto, troppo datato e onestamente difficile da digerire nel 2024. Non che la serie in passato non abbia mai veicolato ideali a dir poco conservatori, ma con il successo ottenuto la speranza in Mare Fuori 4 era quella di vedere un’attenzione maggiore alla contemporaneità anche su queste tematiche.

Inspiegabili occasioni mancate

Con la notizia del progetto per il cinema momentaneamente accantonato, Ivan Silvestrini ha dichiarato che i due episodi finali vanno visti come un unico lungo film, la conclusione di una stagione da fruire come il lato B di un disco iniziato l’anno scorso. Tralasciando l’espressione “film lungo” in riferimento alla serialità, un concetto che negli ultimi dieci anni è stato più che superato, viene da chiedersi se visto il grande successo della serie non si sarebbe potuto pretendere maggior tempo da dedicare alla scrittura e alla realizzazione, visto che i fan non sarebbero scappati da nessuna parte, anzi. 

Non sta però a noi giudicare questioni produttive di cui poco o nulla sappiamo. Ciò che però si può giudicare è la scelta di introdurre tramemolto promettenti che non solo avrebbero reso perfetti alcuni addii ma che avrebbero potuto giocare un ruolo di maggior impatto nell’uscita o non uscita di scena di determinati personaggi. Si è scelto invece di allungare inutilmente il brodo e di rimandare il potenziale alle prossime stagioni pur di mantenere alto l’interesse per la serie. Scelta comprensibile ma frustrante.

Scioccare ma a che prezzo?

Sappiamo bene che spesso il destino di un prodotto televisivo viene deciso anche da fattori esterni come le esigenze contrattuali dei suoi interpreti, e gestire le uscite di scena degli attori non è mai facile. Una storia però deve avere il suo senso a prescindere da questo. Se da un lato bisogna essere in grado di rendere giustizia all’anima di un personaggio al momento del suo addio (cosa che in Mare Fuori 4 si realizza abbastanza ma con una sola grave e svilente eccezione), bisogna altresì avere il coraggio di chiudere una storyline quando necessario, e in passato Mare Fuori non ha mai avuto paura di rischiare con uscite di scena giudicate premature.

Questo non significa l’happy ending a tutti i costi, la serie non ne ha mai regalati e il pubblico era più che pronto ad un finale doloroso e struggente ma allo stesso tempo giusto e comprensibile. Sfortunatamente in Mare Fuori 4 i colpi di scena finali avvengono in modo così immotivato, forzato, repentino e visivamente ridicolo da risultare tutt’altro che emozionanti, buttati lì solo per il gusto di scioccare il pubblico e che azzerano il messaggio di speranza veicolato per intere stagioni (quarta compresa) di quel “mare fuori” salvifico che, anche se ostacolato, può sempre essere trovato. 

Mare Fuori 4 ha fatto anche cose buone

Un finale deludente e quasi straordinario per la sua capacità di annichilire non solo ciò che di bello abbiamo visto nella scorsa stagione ma anche in questa. In Mare Fuori 4 i bei momenti ci sono, dalla maturazione davvero ben scritta di Pino all’emancipazione di Kubra; dalla nascita di una nuova dolcissima amicizia fra Cardiotrap e la nuova arrivata Alina al racconto delle vicende presenti e passate dei fratelli Cucciolo e Micciarella. 

Involuzioni più o meno giustificate invece per Silvia, Crazy-J e Mimmo, mentre le trame degli adulti sono inaspettatamente divertententi e commoventi (quelle dell’educatore Beppe e della nuova direttrice Sofia) oppure esageratamente drammatiche (il Comandante subisce una trasformazione dark piuttosto odiosa).

Presenti anche gli immancabili “temi sociali” (parliamo pur sempre di un prodotto Rai) a volte sapientemente cuciti addosso ai personaggi, altre volte trattati in modo fin troppo didascalico, evidenziati con una freccia al neon senza una reale mediazione narrativa. 

È indicativo il fatto che per risollevare le sorti di Mare Fuori 4 ci si affidi ancora una volta al ritorno annunciato dei flashback di Ciro Ricci (morto ormai da tre stagioni, ricordiamolo), la cui retcon del personaggio da negativo a positivo seppure a tratti forzata riesce sempre ad essere rilevante e coinvolgente, grazie soprattutto alla bravura di Giacomo Giorgio.

Regia e interpretazioni: sempre una garanzia 

In generale le performance sono sempre ottime, dai nuovi arrivati ai veterani, con attori che riescono a rendere credibili anche i risvolti di trama più assurdi (è il caso di Matteo Paolillo e Maria Esposito), a dimostrazione che la crescita del giovane cast è davvero una scommessa vinta per la serie: c’è una scena incredibile tra Carmine (Massimiliano Caiazzo) e sua madre Donna Wanda (Pia Lanciotti) che da sola vale l’intera visione di Mare Fuori 4.

A valorizzare le interpretazioni una regia curata che sta sempre addosso agli attori, puntando su primi piani ravvicinatissimi che esaltano al meglio i picchi emotivi. Lo stile di Ivan Silvestrini (subentrato a metà della seconda stagione) e la fotografia di Francesca Amitrano, hanno il merito di aver modernizzato l’estetica della serie, rendendola più ricercata e accattivante rispetto a quella tradizionale delle fiction italiane.

Una regia che è sì un punto di forza ma che in alcuni momenti risulta esagerata, con piani sequenza fin troppo prolungati e droni drammatici non sempre funzionali alla storia e che rischiano di essere dei puri e semplici virtuosismi. Fastidiosa anche la rottura della quarta parete, con sguardi in macchina che seppur definiti dal regista su Instagram come meta-cringe non appaiono per questo meno imbarazzanti. 

Mare in tempesta all’orizzonte

Era prevedibile che Mare Fuori 4 sarebbe stato uno spartiacque nella storia della serie, con l’abbandono non solo di molti attori ma anche del regista e della storica sceneggiatrice Cristiana Farina. La sensazione è però di aver assistito all’ennesima commercializzazione di un prodotto che da autentico è ormai solo interessato a prolungare il suo successo e che affida a vecchi meccanismi e personaggi, così come a delle new entry per ora deboli, la responsabilità di rilanciarsi. 

Forse è troppo presto per dirlo, ma a giudicare dalle deluse e rabbiose reazioni del pubblico online, la possibilità che i record di quest’anno possano essere gli ultimi non è così tanto improbabile. Per utilizzare una leggenda marinara, se finora il fascino della serie era paragonabile ad un dolcissimo canto di Sirena, con Mare Fuori 4 abbiamo forse messo i tappi di cera nelle orecchie e noi come Odisseo, per fortuna o per sfortuna, quel canto ormai non lo sentiamo più. 

Tutti gli episodi di Mare Fuori 4 sono disponibili su RaiPlay, mentre la messa in onda su Rai Due avverrà ogni mercoledì con due episodi a settimana fino al 27 marzo.

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