Marcianeros, la recensione

Abbiamo recensito per voi Marcianeros, opera di Héctor Germán Oesterheld e Francisco Solano López

Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.


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001 Edizioni ha recentemente pubblicato un cartonato - impreziosito da una splendida copertina di Gigi Cavenago - che raccoglie una piccola gemma della Nona Arte colpevolmente dimenticata dai più: si tratta di Marcianeros, opera dei papà di L’Eternauta, Héctor Germán Oesterheld e Francisco Solano López, lanciata nel 1962 sulle pagine della rivista Super Misterix. Con questa nuova edizione a cura di Antonio Scuzzarella, l'intera storia torna finalmente disponibile per gli amanti della fantascienza.

Marcianeros riporta il lettore agli inizi degli anni ’60, un periodo particolarmente florido per il genere. Le super potenze mondiali, Stati Uniti e Russia, concorrevano per piantare il primo vessillo oltre l’atmosfera terrestre, mentre una vasta schiera di scrittori e artisti recepiva la fascinazione che l’immensità dello spazio siderale e il positivismo tecnologico che esercitavano traducendole in racconti, film e fumetti.

In questo contesto storico e culturale nascono i Marcianeros, un gruppo di menti brillanti che, al sicuro nella loro base segreta tra i ghiacciai dell’Antartide, portano avanti un programma spaziale atto alla colonizzazione di Marte. L’equipaggio della prima navicella giunta sul Pianeta Rosso, però, risulta misteriosamente scomparso. Tocca dunque a dei perfetti sconosciuti arruolati quasi per caso – Mario Larco, Ramón Rosales e Aniceto Garay – capire le cause della scomparsa e salvare il genere umano dall’invasione degli extraterrestri.

Lontano dalla fantascienza sociologica di L’Eternauta, Marcianeros ha un’anima più affine al romanzo scientifico di Jules Verne. Oesterheld non spiega come nasca o funzioni la tecnologia che ha portato l’uomo su Marte: l'obiettivo primario della sua narrazione è imbastire un intreccio emozionante in grado di tenere il lettore con il fiato sospeso, dalla prima all’ultima pagina. Lo sviluppo della trama è lineare ma ricco di colpi di scena, rendendo la vicenda avvincente in ogni sua componente.

Non ci sono rimandi alla situazione politica argentina né alla crescente tensione globale della Guerra Fredda: Marcianeros si inserisce nella tradizione sudamericana delle storie d’avventura che mette in risalto tanto il coraggio quanto l’ingegno degli uomini.

Strappati dalle loro abituali occupazioni, Mario, Ramon e Aniceto anticipano l’archetipo del "super eroe con super problemi" che di lì a poco sarebbe stato sdoganato da Stan Lee, Jack Kirby e Steve Ditko. La scelta di porre al centro della storia personaggi dotati di caratteristiche comuni permette un’immedesimazione spontanea al lettore, creando di fatto l’empatia che rende Marcianeros prima di tutto un racconto dal carattere universale.

A completare questa pietra miliare, l’arte di López, sublime nel tratteggiare figure dalla forte espressività in grado di catture l’ampio ventaglio di emozioni che questo fumetto genera: stupore, terrore, meraviglia e paura si alternano in tavole curate nei minimi dettagli. La peculiarità dell’artista argentino fa sì che la narrazione possa spostarsi da un centro urbano a una piana rocciosa marziana senza perdere efficacia. L’enorme potenziale descrittivo rende lo storytelling fluido e alleggerisce la verbosità delle didascalie, a cui spesso viene demandato il compito di legare le varie parti del racconto.

In Marcianeros il sense of wonder della narrativa sci-fi incontra l’autorialità del Fumetto argentino per creare un’avventura fantastica che, dopo oltre cinquant’anni, non ha perso un briciolo della sua potente bellezza.

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