Maraviglioso Boccaccio, la recensione

Scolastico, addomesticato, sciapo e messo in scena senza nessuna discontinuità con il testo originale, Maraviglioso Boccaccio è una proiezione da liceo

Critico e giornalista cinematografico


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Certo c'è un'indubbia coerenza nelle ricostruzioni storiche dei Taviani, nel loro cinema fieramente passato e passatista, una che gli fa imporre parole fuori dal tempo nel titolo, una fotografia naturalista per scene e ambienti che oggi pare impossibile possano ancora esistere.

A giudicare da Maraviglioso Boccaccio, è chiaro che Cesare deve morire fosse un'incredibile variazione nella loro carrellata di affreschi storici che sta allo spettatore mettere in relazione con il presente, una non solo lontana dal passato ma dotata di una fierezza intellettuale più moderna di quella che propone ora Maraviglioso Boccaccio con il sguardo retroguardista e consolante nella deferenza al testo di partenza.

Questo film pieno di star italiane sceglie la parte più innocua del Decamerone (in opposizione a Pasolini che lo guardava per cogliere l'aspetto liberatorio del sesso) da mettere in scena con il massimo della fedeltà. Il risultato sembra seguire i principi scolastico-educativi, senza in nessuna maniera rileggere quelle parole (come invece faceva a modo suo Cesare deve morire) ma anzi mirando ad esaltarle. Obiettivo fallito, perchè nella trasposizione di alcuni episodi dell'opera di Boccaccio (con il collante dei ragazzi che fuggono la peste e si raccontano storie per confortarsi e passare il tempo) è possibile intravede più l'esaltazione già presente nel titolo che un intento personale. L'impressione è di stare in Aula magna e non di essere al cinema.

Nemmeno il piacere di narrare, di mettere per immagini qualcosa che nasce su carta, riesce ad andare più in là della fedele ricostruzione e salvare questo film (alcuni interni spiccano per le loro qualità pittoriche, ma sono attimi in un mare di scenari ben selezionati e poco trattati). Nonostante l'evidente ricchezza del film, lo stesso non si scorge nessuna discontinuità, nessuno scarto dall'opera di partenza, nemmeno un guizzo visivo, qualcosa di aggiunto al testo anche solo con la recitazione. Sembra che davvero i Taviani abbiano voluto essere quanto più aderenti possibile agli scritti, riportarli fedelmente e senza contaminarli con la propria sensibilità se non attraverso la necessaria scelta di cosa mettere nel film e cosa no (selezione che, come scritto, opta per le parti meno tempestose), ma anche quest'operazione discutibile potrebbe essere considerata un fallimento visto l'incredibile noia che le diverse storie accumulano.

Cosa ce ne facciamo di un film simile? Chi può apprezzarlo al di fuori dei docenti scolastici?

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