Maradona: Sogno benedetto: la recensione dei primi episodi

L'epica vicenda umana e sportiva del campione trova una sintesi nella serie tv Maradona: Sogno benedetto

Dal 2017 sono Web Content Specialist l'area TV del network BAD. Qui sotto trovi i miei contatti social e tutti i miei contenuti per il sito: articoli, recensioni e speciali.


Condividi
Maradona: Sogno benedetto: la recensione 

Pochissime epopee sportive incarnano l'idea di epica quanto la vicenda professionale e umana di Diego Armando Maradona. La prima serie tv biografica dedicata alla sua esistenza, Maradona: Sogno benedetto, si trova nella contraddizione di ridurre all'umano la leggenda, raccontare la grandezza attraverso il peccato, la gloria attraverso la caduta. Tutto questo potrebbe anche scriversi da sé, nel senso che il materiale di partenza è davvero affascinante e si basa sull'aura di mito che circonda questa figura. Se la serie ha un problema, è che fatica a elevarsi oltre la semplice cronaca degli eventi. Ma di per sé è una valida ricostruzione della carriera e della vita di un campione, ben girata e ben scritta.

Nei primi episodi della stagione si raccontano gli esordi ancora da bambino, tra le tante difficoltà economiche. Quindi l'inizio della vera carriera in Argentina tra Argentinos Juniors e Boca Junior, e poi il grande salto verso l'Europa, a Barcellona. Il tutto inframezzato ai mondiali del 1982. Questo almeno per la vicenda sportiva, che toccherà la tappa di Napoli solo nelle prossime puntate. Ma questa è anche la storia delle persone che hanno circondato Maradona nel corso della sua vita, dalla famiglia a Jorge Cyterszpiler a Guillermo Coppola a Claudia Villafañe. E poi ancora lo sfondo delle crisi argentine, dalla dittatura militare alla crisi delle Falkland (che qui logicamente sono chiamate Malvinas).

C'è davvero tanto da narrare, perché Maradona è la Storia, e la Storia ha definito in parte Maradona. La serie realizzata da Alejandro Aimetta cerca una faticosa sintesi in questo universo mondo, saltando da questioni politiche a vicende familiari a drammi tecnici. E poi il calcio, naturalmente, quello degli scontri a muso duro con colleghi e spogliatoio, quello degli infortuni e dei grandi gesti tecnici. A quest'ultimo proposito, va detto che la serie riesce a centrare la narrazione delle partite, ancora una volta attraverso una sintesi tra materiale di repertorio, riprese opportunamente trattate con un filtro d'epoca, inquadrature ravvicinate degli attori. Il rischio di artificiosità era concreto, ma la serie riesce, se non a farci appassionare al momento giocato, almeno a raccontarsi.

La visione è scorrevole, i piani temporali scivolano tra di loro con semplicità. Come spesso accade con questo tipo di storie, si inizia già con la crisi personale dell'età più avanzata, e poi via di flashback a partire dall'infanzia. Più attori si alternano per il ruolo del campione (Juan Palomino, Nazareno Casero, Nicolás Goldschmidt) e tutto il casting sembra abbastanza ispirato. Dove Maradona: Sogno benedetto pecca un po', allora, è in profondità. La storia di Maradona è abbastanza nota, è una di quelle vicende larger-than-life su cui è facile immaginare una trasposizione, ma è più difficile trovare un senso maggiore.

La sintesi calcistica, umana, politica, caratteriale del personaggio qui si riduce ad un elenco di situazioni in cui Maradona è il perno centrale, ma che non trovano un senso più alto. A differenza di quanto si cercava di ottenere, tanto per fare un esempio, con Il divin codino. Comunque è presto per dare un giudizio compiuto, e siamo ansiosi di vedere come verrà raccontato il seguito della storia.

Continua a leggere su BadTaste