Manara - Maestro dell'Eros 1: Il Gioco, la recensione

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


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Milo Manara racconta di aver creato Il Gioco per dare ai lettori un fumetto erotico che non si vergognassero di leggere, al punto da doverlo nascondere in mezzo al Corriere della Sera uscendo dall'edicola. 30 anni dopo, ironia della sorte, Il Gioco si può trovare in edicola proprio in allegato al Corriere della Sera, in una collana che vuole celebrare le sue "donnine nude" come l'opera riconosciuta del suo talento come maestro dell'eros.

Il Gioco è il titolo che ha reso celebre Manara nel settore della narrativa disegnata, il suo primo fumetto erotico, genere sul quale ha poi basato la maggior parte della sua carriera. Pubblicato a episodi su Playmen e successivamente raccolto in volume, Il Gioco ha come protagonista l'algida Claudia, donna d'alta classe alla quale viene impiantato un meccanismo che in grado di pilotare attraverso un telecomando il suo piacere sessuale. Questo la spinge a compiere gesti osceni in pubblico e assalire perfetti sconosciuti per saziare il suo appetito, facendo crollare la facciata perbenista in preda alle sue potenti pulsioni erotiche. Ma il telecomando ha veramente effetto su Claudia, o è solo un effetto placebo che fa uscire la sua vera natura, solitamente tenuta a freno per i vincoli della società? Questo dubbio rimarrà attraverso la lettura di tutto il volume...

Oltre al racconto originale del 1982, questo volume raccoglie anche i tre capitoli che ne proseguono idealmente le vicende, mantenendo la struttura episodica ma ponendo la protagonista in situazioni differenti.
Se il primo Gioco si concentrava su Claudia e sul rapporto col marito e le amicizie, il secondo capitolo analizza le conseguenze dei suoi gesti lussuriosi sulla società, come l'opinione pubblica vede e reagisce ai suoi atteggiamenti libertini.
Il terzo capitolo si allontana dai toni del resto dell'opera e immerge Claudia in un'ambientazione esotica: reporter d'assalto, dovrà indagare su una setta che sfrutta la libidine dei suoi adepti. Si tratta di un'avventura che ha ben poco in comune con le due precedenti storie, se non nelle pagine finali dove ricompare il telecomando in grado di stimolare il piacere della protagonista.
La quarta parte della storia, che chiude il volume, è stata realizzata quasi 30 anni dopo il primo capitolo: dal punto di vista stilistico è evidente la maturazione del tratto di Manara, ma la narrazione è forse quella più vicino ai toni della prima avventura di Claudia. Questa volta la protagonista dà scandalo in un convento e in uno stadio, perseguitata anche da una coppia di cugini incestuosi.

La collana ha una qualità di carta e di stampa impeccabili, un formato prestigioso in grado di arricchire il fumetto, anche grazie a una copertina inedita e interessanti editoriali che approfondiscono l'opera.
Questo primo volume presenta però una sbavatura non da poco: tre pagine censurate che sono state escluse dal primo capitolo, per scelta dell'editore in accordo con lo stesso Manara. La volontà è quellà di nascondere una scena in cui Claudia masturba un ragazzino in spiaggia, sequenza che avrebbe potuto facilmente attirare accuse di pedofilia e numerose critiche. Oltre a essere una scelta poco discutibile (tutto il volume propone scene volutamente estreme, basti pensare che solo poche pagine dopo la sequenza incriminata Claudia viene sodomizzata da un cane) la censura è presentata in modo invasivo: un avviso informa il lettore della censura, proponendo in sostituzione delle tre tavole mancanti altrettante pin-up realizzate da Manara.
Un baratto: non vi possiamo mostrare quella sequenza scandalosa, ma in cambio vi offriamo questi disegni assolutamente slegati dalla narrazione, perdonateci.
Una sorta di "intervallo dalle trasmissioni" con le immagini delle pecore al pascolo che la RAI mandava in onda tra un programma e l'altro. Ma davvero ce n'era bisogno?
E soprattutto, una scelta simile quanto può essere coerente con un'opera che vuole far riflettere il lettore sull'opinione pubblica nei confronti della libertà sessuale?
Se non può essere pubblicata nemmeno una scena di fiction al fine di divertire il lettore, più che una riflessione ormai si possono solo trarre delle conclusioni.

Un elemento fondamentale di questa nuova edizione della bibliografia di Manara è la colorazione, realizzata dallo Studio 9 appositamente per questi allegati. Alcune storie dell'autore erano state già colorate in passato, altre erano disponibili solo in bianco e nero; in questo modo si può così proporre una collana omogenea dal punto di vista cromatico.
La colorazione però è pesante ed eccede in sfumature e altri effetti che non valorizzano il tratto pulito di Manara, ma sembrano quasi voler diventare il vero protagonista della tavola. C'è un maggiore realismo, ma forse l'obiettivo del disegnatore non è mai stato quello di dare forma a un mondo reale, quanto più a un perfezionamento elegante della realtà, una direzione che questi colori non sembrano prendere in considerazione. La differenza con le precedenti colorazioni è evidente, e anche senza un confronto con altre edizioni è sufficiente guardare le immagini in copertina o che accompagnano gli editoriali di questo volume per constatare quanto siano più efficaci.
Potrebbe sembrare un sacrilegio scrivere una cosa simile, ma con questi colori le donne di Manara sembrano un po' meno belle.

Manara colori mini

A sinistra la vecchia colorazione, a destra la nuova colorazione fatta per la collana di allegati
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