Mamma Mia! Ci Risiamo, la recensione
Kitsch nella maniera più stucchevole Mamma Mia! Ci Risiamo è solo una pretestuosa unione di numeri musicali
Mamma Mia!, il primo, già faceva bella mostra di un’idea di musical vecchia di diversi decenni, la stessa completamente ribaltata da Baz Luhrmann che oggi suona più vetusta che mai. Mamma Mia! Ci Risiamo non ha nemmeno l’alibi del vintage o dell’ironia a fare da foglia di fico. Questo secondo film preferisce giocare con il tempo mostrando la figlia e la madre, in due momenti diversi, lottare per affermare il proprio diritto all’amore e alla permanenza sull’isola (per gli altri personaggi la trama è solo “devono arrivare sull’isola”). Benché il gioco dei flashback a tratti funzioni pure, l’unione che il film fa di diversi numeri musicali (che poi è il punto di tutta la questione) è sempre più pretestuosa e poco fantasiosa.
A battere l’ultimo chiodo sulla bara di questo stucchevolissimo melange di musiche c’è poi l’assenza di Meryl Streep, il motore del film originale qui rievocata in un tripudio di immagini e quadretti kitsch presi da frame del primo film. Il massimo del minimo, contornato da uno tsunami di dialoghi che oscillano tra l’infantile (“Se pensi troppo ti intristici, qui sull’isola le cose vanno così”) e il pienamente contraddittorio (“Non credo sia semplice, nulla lo è!” viene detto ad un certo punto e solo qualche minuto dopo qualcun altro con la stessa convinzione sentenzierà “Alla fine se vai all’essenza tutto è semplice”).