Mamma mia!
In una piccola isoletta greca, una ragazza in procinto di sposarsi cerca di scoprire chi è suo padre. Le canzoni degli Abba sarebbero anche piacevoli, ma i danni fatti dalla regia sono quasi irrimediabili...
Recensione a cura di ColinMckenzie
TitoloMamma mia!RegiaPhyllida LloydCastUscita3 ottobre 2008
Se c'è un genere che francamente detesto è il moderno musical cinematografico che parte dai successi teatrali. Di solito, la formula è questa. Un musical ottiene un grande successo a Broadway e vince una valanga di Tony (il massimo riconoscimento per il palcoscenico), quindi i produttori di Hollywood ritengono sia una buona idea trasferire tutto al cinema. Ogni tanto la cosa funziona a livello commerciale, ma dal punto di vista artistico sono spesso dolori. Infatti, se Hairspray almeno ha ottenuto un grande successo commerciale (ma francamente non aveva un decimo della magia dell'originale di John Waters), The Producers è stato un fallimento completo, soprattutto per la scelta di prendere la regista del musical teatrale.
Anche a livello di storia, non si capisce perché ci si dovrebbe appassionare ad una vicenda che dopo dieci minuti fila via liscia senza problemi, con dei personaggi eccessivi fin da subito (nonostante, peraltro, siano persone normalissime) e la tristezza di vedere dei quasi sessantenni che si comportano come ragazzini (Julie Walters, dispiace dirlo, in questo senso è insopportabile). E poi, ci sono troppe scene che magari andavano bene nel musical, ma che qui non hanno senso per portare avanti la storia. Penso ai due aspiranti sposi sulla spiaggia (sequenza che sembra voler dar vita ad una sottotrama interessante, ma che poi in realtà non si realizza) o un'altra scena al mare con Christine Baranski.
D'accordo, un paio di scene sono interessanti (forse la migliore è quella con Gimme! Gimme! Gimme!). E, per chi apprezza gli Abba, è comunque un ascolto piacevole. Ma tutto questo non basta per fare un film. Meryl Streep è anche ammirevole per l'impegno che ci mette, mentre Pierce Brosnan rischia delle sanzioni da parte dell'Onu quando canta (momenti di pura crudeltà), Colin Firth offre talvolta uno sguardo da pesce lesso impagabile e Stellan Skarsgård è decisamente sfruttato male. Quella che poi dovrebbe essere (ed è) la protagonista, Amanda Seyfried, non sembra all'altezza di un ruolo così impegnativo. I personaggi dei greci invece non sono neanche delle macchiette, semplicemente non esistono e rimangono a fare da tappezzeria (a mia memoria, non ricordo che dicano neanche una battuta).
Ma forse, così come molti uomini (più o meno cresciuti) adorano pellicole decerebrate d'azione, prodotti come questo (e Sex and the City) ne sono il corrispettivo femminile. Entusiasmante.
Alla fine, le scene sui titoli di coda strappano qualche risata e fanno pensare che una virata verso la follia e il kitsch sarebbe stata una buona scelta. Ma, come già detto, ci sarebbe voluto un/a regista che conosce il cinema. Cosa che qui non c'è...