Maledetta primavera, la recensione | Roma 15
Due ragazze e una donna nella Roma degli anni '80, Maledetta primavera è un film piccolo, nel senso migliore del termine, con le idee chiarissime
C’è Nina che con la sua famiglia sì è appena trasferita in un nuovo quartiere e quindi in una nuova scuola dove fatica a fare amicizie ma è attratta da una ragazza diversa dalle altre, Sirley, la quale viene dalla Guyana, è adottata e troppo fuori da ogni schema, troppo libera, vitale e incontenibile per socializzare (e che proprio per questo vuole fare la madonna alla processione, per diventare popolare), infine c’è la madre di Nina (Michela Ramazzotti in un ruolo da Michela Ramazzotti), in difficoltà con un marito che fa quel che vuole, non torna a casa e si interessa a modo suo delle figlie. È primavera e i desideri di ognuna di queste tre donne non possono rimanere inespressi troppo a lungo.
Non tutto fila perfettamente ma è impossibile negare che Maledetta primavera abbia il passo dei film giusti. Addomestica a dovere il vintage degli oggetti e dei costumi, si concede le scene più trite come fossero liberatorie (si canta in macchina, tocca farsene una ragione subito che sennò poi è peggio) e si permette di scrivere personaggi che agiscono contro ogni razionalità senza che appaia assurdo. Se davvero i teen movie di rapido consumo fossero tutti fatti con questa testa e questo cinema ci sarebbe da esultare.