Maize, lo Scary Movie di Myst - Recensione

Piante di mais parlanti e uno strambo orsacchiotto robot: la recensione di Maize

Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".


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L’incipit è piuttosto spiazzante, per non dire depistante. Ci si risveglia senza alcun indizio, completamente soli, nel mezzo di uno sterminato campo di mais, guidati dall’innato istinto di imboccare l’unico sentiero visibile. Il sottofondo musicale accresce lo stato d’ansia, mentre ci si prepara al peggio, un peggio che, per forza, deve avere le sembianze di un orribile mostro o, perché no, di un terrificante alieno.

Del resto, non abbiamo mai completamente dimenticato le sinistre inquietudini giovanili regalateci dall’ingenua visione di Signs, angosciante lungometraggio con Mel Gibson e diretto da M. Night Shyamalan, non certo uno qualunque. Le similitudini, sulle prime, si sprecano. Siamo in una fattoria, è successo qualcosa ma non sappiamo esattamente cosa, tutto sembra presagire un’inevitabile tragedia, magari pronta a palesarsi non appena il crepuscolo avrà definitivamente lasciato il posto ad un’impenetrabile oscurità.

[caption id="attachment_165666" align="aligncenter" width="600"]Maize screenshot Purtroppo non sono presenti i sottotitoli, nemmeno in inglese. Ciò significa che coloro che non posseggono un buon livello di conoscenza della lingua, difficilmente capiranno buona parte dei dialoghi e delle cut-scene.[/caption]

Sembra Amnesia, Outlast, un’anticipazione dell’ormai prossimo Resident Evil 7, anch’esso destinato a proporsi con un’inedita visuale in prima persona. Sembra il perfetto prologo di un’avventura grafica dalle tinte horror, ma basta il ridicolo tutorial per capire che, in realtà, si tratta di uno Scary Movie in salsa videoludica, della parodia di Myst, tratto evidenziato dalla nebbia che avvolge ogni ambientazione e che cerca di attenuare i fastidiosi e frequenti casi di pop-up.

La prima risata, prima di una lunga sfilza, è accompagnata dalla presa di coscienza che control scheme e gameplay sono canonici, elementari, facilmente padroneggiabili da chiunque. Con il mouse si muove la visuale, con la tastiera si controllano i movimenti, con un paio di pulsanti ci si abbassa e si apre l’inventario, il tasto Q, invece, “non serve a nulla”. Si sorride e lo si preme ugualmente, mentre ci si rilassa in un sospiro liberatorio, ormai certi di avere a che fare con un epopea scanzonata, ironica, assolutamente fuori di testa.

"Sembra il perfetto prologo di un’avventura grafica dalle tinte horror, ma basta il ridicolo tutorial per capire che, in realtà, si tratta di uno Scary Movie in salsa videoludica, della parodia di Myst"

Il mistero c’è, beninteso, motivo principale che vi spingerà a proseguire nell’esplorazione di questo strambo scenario sino alla conclusione che, purtroppo, giunge fin troppo in fretta, dopo appena quattro ore dal confuso risveglio dell’anonimo protagonista di Maize.

La comicità, che permea qualsiasi dialogo, cut-scene e annotazione ritrovata nelle ambientazioni, utilissime per ricostruire la vicenda con ulteriori e spesso imprescindibili dettagli, è l’altro grande pilastro su cui si basa la produzione, vero elemento che distingue la proposta di Finish Line Games dalla concorrenza.

Inutile stare a spaccare il capello in quattro, in cerca di qualcosa che non c’è. Gli enigmi proposti sono elementari, scontati nella loro risoluzione, tutt’altro che propositivi in termini di originalità e meccaniche ludiche. Si raccoglie un oggetto, al massimo lo si combina con un altro, lo si posiziona al posto giusto e via sino al prossimo ostacolo. L’hud fa di tutto per semplificare ulteriormente ogni passaggio: gli elementi con cui è possibile interagire spiccano sul resto e le descrizioni degli item suggeriscono il loro corretto utilizzo. Non c’è una vera e propria sfida, né un level design degno di questo nome dal momento che, anche quando il sentiero si biforca, ci penseranno delle dispettose scatole parlanti a limitare l’area di indagine.

Il ritmo, insomma, è relativamente sostenuto, teso a dare giusto respiro alle gag, alle battute e all’assurdità di certe figure secondarie. Su tutte, svetta ovviamente Vladdy, il pupazzo robot dall’accento russo la cui collaborazione sarà spesso e volentieri irrinunciabile per proseguire nell’avventura. Peccato che lo spazio riservatogli non sia poi moltissimo e che nessun’altra spalla del protagonista riesca a bucare lo schermo grazie ad una caratterizzazione degna di questo nome.

Sì, perché se alla fine si fanno i conti, l’intreccio non è tutto questo concentrato di colpi di scena come ci si aspetterebbe, né i dialoghi riescono a fare altro se non a rubare qualche risata, facendo leva su battute dal sicuro effetto, ma per nulla sagaci.

[caption id="attachment_165667" align="aligncenter" width="600"]Maize screenshot Il gioco se la cava anche su PC piuttosto datati, ma solo con hardware avanzati gli effetti luce sono in grado di stupire e ammaliare.[/caption]

Il comparto grafico e sonoro, un po’ come la produzione stessa, non spiccano particolarmente, per quanto non lasciando a desiderare. Oltre al fastidioso effetto pop-up, a rovinare l’esperienza visiva ci pensano frequenti e inspiegabili cali del frame rate. Fortuna che l’art design ci metta una pezza, così come le ottime espressioni facciali di buona parte dei personaggi. Sufficiente la colonna sonora, che compie il suo dovere senza infamia, né lode, ottimo il doppiaggio, purtroppo solo in inglese.

Maize è un’avventura grafica molto particolare, certamente dotata di carattere. Non eccelle praticamente in nessun ambito, ma è consigliata a chi è in cerca di un passatempo leggero, leggero, capace di strappare qualche risata.

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