Maid: la recensione

Maid è il ritratto drammatico di una madre sola, che passa attraverso la straordinaria interpretazione di Margaret Qualley

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Maid: la recensione

Ci sono un gesto e un volto al centro della miniserie Maid di Netflix. Il gesto è il calcolo quasi compulsivo delle spese giornaliere sulla base di un budget che si assottiglia sempre più. Come se i risparmi fossero un conto alla rovescia, che non può, non deve assolutamente arrivare a zero, pena il game over. Che in questo caso significherebbe la rinuncia alla tutela della figlia di tre anni. Il volto è quello di Margaret Qualley (C'era una volta a... Hollywood) che qui trova senza dubbio il ruolo più importante della sua carriera. E riesce a sostenerlo con forza invidiabile. Dieci episodi drammatici che raccontano gli sforzi di una madre che cerca un lavoro e un futuro per se stessa e per la figlia.

La protagonista della serie è Alexandra Russell, figura ispirata ad un vero memoir di Stephanie Land intitolato Domestica: Lavoro duro, Paga Bassa, e la voglia di sopravvivere di una Madre. La donna trova il coraggio di lasciare il compagno violento, Sean (Nick Robinson), e fugge di notte con la figlia. Quello che normalmente potrebbe essere il momento di chiusura e liberazione da un rapporto malato, qui è solo l'inizio di un calvario che vede Alex affrontare ogni genere di difficoltà nel tentativo di rendersi indipendente. Problemi burocratici, lavori malpagati, mancata assistenza, genitori assenti, che anzi chiedono il suo aiuto, e un ex partner che non si rassegna e la perseguita.

Maid trova alla produzione Margot Robbie e ha come ideatrice Molly Smith Metzler, che già aveva lavorato su Orange is the New Black. In dieci episodi, la miniserie traccia un percorso quasi neorealista di disfatta e lenta ripresa, cadute rovinose e faticosi tentativi di rialzarsi. Ha quel passo melodrammatico delle storie che quasi godono nel tempestare i loro protagonisti di sfortune abissali e di correnti contrarie. Qui ce ne saranno in abbondanza, su tutte le difficoltà provocate ad Alex dall'instabile madre Paula (Andie MacDowell, che è veramente la madre di Margaret Qualley) e dal padre Hank (Billy Burke), apparentemente disponibile, ma anche lui con un passato difficile.

A metà fra il cinema dei Dardenne e La ricerca della felicità di Muccino, Maid questo è. Una celebrazione dello stoicismo e della forza di volontà, contro le circostanze terribili della vita. Ce ne racconta i tentativi, le batoste, i piccoli momenti di ottimismo devastati da ostacoli improvvisi. E lo fa con un ritmo sempre alto, che accavalla sfide, difficoltà e tentativi di tenere tutto in equilibrio. Nella certezza matematica che qualcosa comunque andrà sempre storto, lo spettatore viene preso alla gola e spinto ad andare avanti, quasi si trattasse di un thriller al quale chiediamo un attimo di tregua e di liberazione. La vicenda umana comunque non assolve del tutto Alex, che ha compiuto e che compirà degli errori, ma è impossibile non ammirarne il coraggio e la forza d'animo.

Merito anche di Margaret Qualley, che offre una delle migliori interpretazioni viste in tv quest'anno. Veicolo televisivo costruito per esaltare le sue doti drammatiche e la sua capacità di tenere sulle spalle un intero progetto, Maid è un trionfo per lei. Tutto passa attraverso il suo sguardo, la sua determinazione, le sue lacrime, il suo volto devastato quando dovrà chiedere aiuto, ancora una volta, ad un'altra persona. Si parla di abusi difficili da esprimere, traumi repressi, mancanza di riconoscimento. Tutto questo in una serie molto ben interpretata (anche i comprimari sono ottimi), ma soprattutto ben scritta, carica di umanità, coinvolgente ed emozionante.

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