Magnus - I Briganti, la recensione
Abbiamo recensito per voi i due numeri di Magnus - I Briganti pubblicati da Editoriale Cosmo
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
Dopo aver contribuito al successo di Alan Ford (insieme allo sceneggiatore Max Bunker), Magnus decide di intraprendere un percorso artistico di cui I Briganti rappresenta il primo passo. In un decennio molto produttivo, segnato dalla pubblicazione di Lo Sconosciuto e La Compagnia della Forca, il maestro bolognese porta avanti a rilento quest’epopea basata sul romanzo medievale cinese Storia ai Margini dell’Acqua, pubblicato in Italia da Einaudi.
Una serie di sfortunati eventi - in cui la corruzione del corpo e dell’anima giocano un ruolo da protagonisti - conduce un soldato leale e inflessibile a ribellarsi al potere che ha servito fedelmente per anni. Un destino simile attende tanto i buoni, come l’integerrimo sostituto procuratore Sung Kung-Ming, quanto i cattivi, come il maestro Wu Yung, detto Luce d’Astuzia, o il sindaco di Rio dell’Est, Ch’Ao Kai, conosciuto anche come il Portatore della Pagoda. Non importa quale sia il rango o la storia personale di ognuno: tutto è ormai sepolto e una seconda possibilità viene offerta a chi, per ingiustizia o bramosia, ha perduto ogni cosa.
I Briganti ha un’ambientazione indefinita, è una storia fuori dal tempo in cui la cultura orientale offre un importante substrato non solo a livello di testi, ma anche per quanto concerne la componente artistica. Raviola contamina il romanzo con soluzioni fantascientifiche prese in prestito da Alex Raymond, una scelta figlia della mancanza di riferimenti precisi sull’epoca in cui è ambientata l’opera primigenia (XII Secolo d.C.) che produce una splendida commistione di generi. Se nel primo albo la componente fantascientifica è utilizzata prevalentemente per l’estetica dei personaggi, ricoprendo un ruolo secondario, nel secondo emerge in maniera più nitida.
Va ricordato che tra i due cicli narrativi passa oltre un decennio e il continuo processo di ricerca e maturazione portato avanti da Raviola lo conduce ad apportare continui cambiamenti allo stile. L’autore scandisce le tavole lungo quattro strisce orizzontali - non più tre - liberando il suo tratto dallo stile grottesco di Alan Ford per sfoggiare una maggiore linearità e pulizia. Resta invariata l’enorme capacità di immaginare le ambientazioni più disparate, saltando con grande facilità da deserti immensi a pianeti lontani anni luce dalla Terra, il tutto mantenendo la stessa cura maniacale per il dettaglio.
Quest’ultimo aspetto viene in parte penalizzato dal formato degli albi in oggetto, risultando meno convincente di quello proposto da Rizzoli Lizard per la riedizione di grande formato datata 2013. La maneggevolezza e il prezzo accessibile dei due volumi, però, offrono un’ottima soluzione a chi vuole recuperare facilmente l’imprescindibile lavoro di Magnus.