Magic Mike XXL, la recensione
Finalmente deciso e non attenuato, Magic Mike XXL è più originale del primo capitolo, più estremo e quindi sensato
Non è difficile capire come il prodotto finito sia un finto film di Soderbergh, la sorpresa è però che questa declinazione di Soderbergh (ne ha il look, ne ha il ritmo e ne ha lo spunto) sia migliore del film precedente, meno esitante, meno fasulla, più estrema e decisa.
Magic Mike XXL rimedia a tutto questo, è un'opera dalla trama che pare scritta per essere un ennesimo Step Up (il talento, la vocazione, la gang di amici, la conquista di uno stile personale e la grande competizione finale) ma che nel suo correre sulle strade d'America per arrivare al luogo dell'ambita convention di spogliarellisti (sul serio!), incappa in momenti di puro delirio sessuale senza sesso. Questo secondo Magic Mike è più coerente e autentico perchè si fonda su lunghissime scene di spogliarello, momenti dal montaggio morigerato in cui tutti i membri del cast si producono in prestazioni reali, performance atletiche e sorprendenti su coreografie che simulano il sesso, lo desiderano, lo chiamano e lo ricalcano senza però finirci mai dentro. Tanto funziona il film che la visione può essere anche fastidiosa se non si ha molta attrazione per lo spogliarello maschile. Ma è un problema di gusti non di cinema.
C'è insomma in tutto Magic Mike XXL una tensione sessuale che non passa mai per il desiderio effettivo dei protagonisti, una tensione che è spesso recitata da loro stessi (sul palco) o è nello sguardo delle altre, eppure lo stesso passa da quei corpi e quelle presenze. Una tensione generata dai movimenti dei corpi, che non è nell'aria ma è creata ad arte davanti alla videocamera.
Sebbene ridicolo come può esserlo solo un film che tratta lo spogliarello maschile come la più grande vocazione che ci possa essere, Magic Mike XXL è tutto quello che il primo film non era, finalmente coerente, finalmente serio, finalmente qualcosa che vale la pena guardare e che non si dimentica con facilità.