Magic Mike XXL, la recensione

Finalmente deciso e non attenuato, Magic Mike XXL è più originale del primo capitolo, più estremo e quindi sensato

Critico e giornalista cinematografico


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Soderbergh sta arrivando per gradi a mantenere la promessa di lasciare il cinema fatta da lui stesso innumerevoli volte. Prima si è spostato su una serie tv, ora per il sequel del suo Magic Mike ha fatto quasi tutto, tranne dirigere. Forse l'unico caso al mondo di regista e grande autore che si declassa a parte della troupe. Con i soliti pseudonimi ha diretto la fotografia, ha montato e infine ha prodotto, la regia l'ha lasciata a Gregory Jacobson, suo storico regista di seconda unità.

Non è difficile capire come il prodotto finito sia un finto film di Soderbergh, la sorpresa è però che questa declinazione di Soderbergh (ne ha il look, ne ha il ritmo e ne ha lo spunto) sia migliore del film precedente, meno esitante, meno fasulla, più estrema e decisa.

Il punto di Magic Mike, fin dal film precedente, non è mai stato raccontare il mondo degli spogliarelli maschili quanto raccontare di un essere umano che vive a partire dal corpo, un corpo chiaramente esagerato (non solo grosso ma anche atletico, potente e sinuoso, sessuale e sensibile) che è lavoro e vita insieme, tutto ripreso per bene, con poco montaggio e molta prestazione reale. L'equivalente di Knockout (un corpo realmente atletico come quello di Gina Carano che fa un action movie) o The girlfriend experience (un film su una escort con un corpo dalla reale potenza sessuale, quello di Sascha Grey) ma al maschile. In questo senso il film aveva fallito, era solo blando e troppo piegato su standard mediocri, intento a ricalcare filmetti più semplici di lui.

Magic Mike XXL rimedia a tutto questo, è un'opera dalla trama che pare scritta per essere un ennesimo Step Up (il talento, la vocazione, la gang di amici, la conquista di uno stile personale e la grande competizione finale) ma che nel suo correre sulle strade d'America per arrivare al luogo dell'ambita convention di spogliarellisti (sul serio!), incappa in momenti di puro delirio sessuale senza sesso. Questo secondo Magic Mike è più coerente e autentico perchè si fonda su lunghissime scene di spogliarello, momenti dal montaggio morigerato in cui tutti i membri del cast si producono in prestazioni reali, performance atletiche e sorprendenti su coreografie che simulano il sesso, lo desiderano, lo chiamano e lo ricalcano senza però finirci mai dentro. Tanto funziona il film che la visione può essere anche fastidiosa se non si ha molta attrazione per lo spogliarello maschile. Ma è un problema di gusti non di cinema.

Ci sono invenzioni clamorose come il castello delle donne afroamericane in cui si celebra la bellezza a colpi di desiderio carnale e soddisfazione sentimentale, dolcezza e brutalità coniugate nelle parole, negli sguardi e nelle movenze potenti e sensibili. Ma c'è anche una serata passata a parlare in salotto, tra spogliarellisti sfigati senza un luogo dove dormire e signore ormai con divorzi alle spalle desiderose di quei corpi. Infine il più scontato dei finali comprende un corteggiamento senza parole ma tutto fisici che stringono, spostano e si uniscono.

C'è insomma in tutto Magic Mike XXL una tensione sessuale che non passa mai per il desiderio effettivo dei protagonisti, una tensione che è spesso recitata da loro stessi (sul palco) o è nello sguardo delle altre, eppure lo stesso passa da quei corpi e quelle presenze. Una tensione generata dai movimenti dei corpi, che non è nell'aria ma è creata ad arte davanti alla videocamera.

Sebbene ridicolo come può esserlo solo un film che tratta lo spogliarello maschile come la più grande vocazione che ci possa essere, Magic Mike XXL è tutto quello che il primo film non era, finalmente coerente, finalmente serio, finalmente qualcosa che vale la pena guardare e che non si dimentica con facilità.

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