Mafia III, la recensione

Trama potentissima, gameplay incompleto: la recensione di Mafia III

Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".


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Mafia III è un open-world controverso, problematico, tragicamente conteso da forze contrapposte e di uguale intensità. Vive di alti e bassi, continuamente strattonato e disorientato da due cifre stilistiche certamente complementari, ma malamente amalgamate tra loro, quasi impacciate e in imbarazzo ogni qual volta sono costrette a toccarsi, fondersi, proporsi contemporaneamente nell’inscenamento della vendetta di Lincoln Clay.

C’è l’anima seriosa, storica, se vogliamo, magistralmente e strepitosamente riprodotta nelle tante cut-scene e nei dialoghi che sviluppano un plot coinvolgente, convincente, appassionante. Il protagonista della vicenda vive una doppia discriminazione: è un “negro” in una società dominata dai bianchi, è un reduce della guerra del Vietnam negli Stati Uniti D’America del 1968, non certo un anno qualsiasi.

[caption id="attachment_161614" align="aligncenter" width="600"]Mafia III screenshot 3 La trama di Mafia III è certamente il maggior pregio della produzione. Il modo con cui affronta certe tematiche, su tutte quella del razzismo, è esemplare.[/caption]

La voglia di rivalsa, soprattutto nei confronti del boss della mafia di New Bordeaux, quel Sal Marcano che ha distrutto i rimasugli di una vita appena ritrovata dopo il ritorno dal fronte, è tratteggiata con una scelta registica tanto cavalcata nel cinema contemporaneo, quanto fino ad ora sconosciuta in ambito videoludico.

Tutta la vicenda è ricordata e dettagliatamente raccontata dai protagonisti che la vissero, tutti ad esclusione dello stesso Lincoln, sia tramite le ricostruzioni del processo che seguì la sua scalata al potere, sia tramite videointerviste in perfetto stile documentaristico. L’operato del videogiocatore, le missioni vere e proprie, per intenderci, sono una sorta di flashback, continuamente spezzate e cadenzate dalle testimonianze di alleati e avversari che indicano e anticipano i successivi passi del nostro.

Sia gli intermezzi, che i tanti dialoghi che introducono alle missioni sono caratterizzati da una grande attenzione per i dettagli. Le inquadrature non sono mai banali, la fotografia restituisce perfettamente i colori dell’epoca, la recitazione digitale degli attori virtuali, ben supportati da bravissimi doppiatori (anche in italiano), regala grandi momenti di cinema, interessanti e intense sequenze degne di un film di Scorsese.

La luce, quasi innaturale, che si riflette nei tanti corsi d’acqua che scorrono intorno e tra le strade di New Bordeaux, non si fa da parte nemmeno nelle fasi in-game, l’altra faccia della medaglia di Mafia III, quella che mette in risalto tutte le problematiche di un titolo evidentemente prematuro, stritolato dalle incombenze di una release date stranamente troppo a ridosso dell’inizio dei lavori.

La figura di Lincoln è tanto autoritaria e quasi leggendaria nelle cut-scene, quanto ingombrante, mentre esplora l’enorme mappa messa a disposizione dagli sviluppatori, costretta in un mondo ora ripetitivo, ora abitato da figuri guidati da un’I.A. a tratti tragicomica.

"Le inquadrature non sono mai banali, la fotografia restituisce perfettamente i colori dell’epoca, la recitazione digitale degli attori virtuali, ben supportati da bravissimi doppiatori, regala grandi momenti di cinema, interessanti e intense sequenze degne di un film di Scorsese."

Il gameplay, di per sé, non è malvagio, nonostante un senso di progressione tutt’altro che esaltante, vista l’assenza di una sovrastruttura ruolistica. Lincoln, a mano a mano che conquisterà i quartieri della città, allargando il proprio giro di affari e i racket in gestione, riceverà aiuti di diverso tipo, dalla pronta consegna di armi e macchine, sino al supporto di una manciata di scagnozzi, ma in nessun modo vedrà migliorare le sue doti da assassino o le sue capacità ginniche.

Nonostante ciò, sulle prime si resta affascinati da gunplay e sistema di guida. Ogni arma restituisce il giusto feedback, la gioia di un headshot è indescrivibile. Le auto, dal canto loro, sono bizzose e nervosette come ci si aspetterebbe da macchine prive di motori scattanti e supportate da un alto quantitativo di aggeggi elettronici. In curva bisogna fare attenzione, tenendo sempre a mente che l’ABS è ben lontano dal diventare uno standard di sicurezza in dotazione a qualsiasi modello.

Il gioco, tra l’altro, indirettamente consiglia di approcciarsi con un basso profilo ogniqualvolta sarete chiamati a sporcarvi le mani. Lincoln non è un grandissimo incassatore: meglio muoversi nell’ombra, con passo felpato, usando le coperture per nascondersi dalle sentinelle. Grazie alla forza dei suoi pugni e all’affilatissimo coltello che tiene sempre con sé, il nerboruto reduce può sbarazzarsi silenziosamente di qualsiasi avversario e, anche qui, sulle prime tutto sembra funzionare per il meglio.

[caption id="attachment_161616" align="aligncenter" width="600"]Mafia III screenshot L’arsenale a disposizione è insospettabilmente vasto, adatto e indicato a qualsiasi palato. Da questo punto di vista, il lavoro di Hangar 13 è ineccepibile.[/caption]

Il gameplay svela una piacevole ambivalenza, consentendo una moltitudine di approcci modificabili e alternabili in base a come si mette la situazione. Finché si tratta di un paio di sgherri, la pistola può bastare, ma nel caso in cui si invischi anche la polizia, magari allertata da qualche cittadino spaventato dagli spari, può essere il caso di sgattaiolare via senza farsi vedere.

Tutto bellissimo sulla carta. Peccato sia proprio in queste situazioni che Mafia III smette improvvisamente di prendersi sul serio. I nemici, per motivi incomprensibili, non si accorgono dei cadaveri, spesso vi permetteranno di avvicinarli con fin troppa facilità, di attirarli in una trappola semplicemente fischiettando dietro un riparo. Anche quando la situazione diventa rovente, una volta scoperti, non tenteranno mai il fiancheggiamento, né si preoccuperanno di affrontarvi con una strategia che preveda qualcosa di diverso rispetto all’avanzamento indiscriminato verso di voi.

A peggiorare la situazione, la cronica e infrangibile ripetitività delle missioni. Fatto salvo per qualche rarissimo inseguimento e rapina, l’intera conquista di New Bordeaux prevede sempre le stesse operazioni, un mantra immodificabile che diventa ancor più noioso quanto più le location della metropoli smettono di presentarsi con quella freschezza e varietà che, al contrario, caratterizzano le prime aree in cui si sviluppa la vicenda.

Non che Mafia III sia il primo open world che pecchi di varietà. Anche il lodatissimo Mad Max e Just Cause 3 soffrivano di un difetto simile, ma a differenza della produzione di Hangar 13 mantenevano fieramente la propria coerenza stilistica, non millantando una fedeltà storica, né una propensione al realismo, puntualmente tradita ogniqualvolta un avversario inciampa sul cadavere di un suo amico senza battere ciglio, qui utile solo ad abbassare i toni di un’avventura giocoforza meno esplosiva e adrenalinica se paragonata ad un qualsiasi GTA o Saints Row.

[caption id="attachment_161615" align="aligncenter" width="600"]Mafia III screenshot L’art design del gioco è per larghi tratti irreprensibile. L’epoca storica è perfettamente ritratta, così come i colori e l’architettura di una città, New Bordeaux, in tutto e per tutto simile a New Orleans. Peccato che a lungo andare la varietà delle prime zone della mappa vada perdendosi.[/caption]

Il risultato, anche a discapito di un comparto grafico penalizzato da bug di ogni tipo, non è catastrofico, tutt’altro. Mafia III sa divertire e appassionare. Bisogna constatare se ciò che si cerca sia compatibile con quanto offerto dalla produzione di 2K Games. L’avventura affronta diverse questioni spinose, lo fa senza censure e con un’efficacia dovuta, in primis, ad una regia abilissima e ad una sceneggiatura impeccabile. Inoltre alcuni scontri a fuoco, certi inseguimenti, vi coinvolgeranno alla grande. Anche la lenta e progressiva conquista di New Bordeaux, per quanto ripetitiva, regala attimi di onnipotenza meritevoli di essere vissuti.

Peccato che Mafia III non sia quel capolavoro che ci saremmo aspettati, che non sia un open-world capace di gareggiare ad armi pari con i mostri sacri del genere. L’anima realistica del gioco, ben restituita dalla trama, si scontra con un gameplay sviluppato solo per metà, mortalmente mortificato da un’I.A. e da una scarsa cura per i dettagli che spezzano l’incantesimo, che rendono l’avventura tragicamente posticcia.

Certamente consigliato ai fan del brand e del genere, a patto di sapere a cosa vanno incontro, nel bene e nel male.

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