Madre, la recensione
Abbiamo recensito per voi Madre, la prima graphic novel della neonata collana Underground Comics
Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.
Umberto Soletti Editore, realtà piemontese orientata soprattutto verso la narrativa e la saggistica, si è affacciata recentemente al mondo del Fumetto con il progetto Underground Comics, diretto da Luca Canale Brucculeri.
La storia è ambientata in Italia, negli anni Trenta del secolo scorso, e la protagonista è Adelaide, una giovane donna incinta con manie di persecuzione da parte di presunti, misteriosi aguzzini che vorrebbero strapparle il bimbo. Gli stessi inquilini del palazzo in cui abita suscitano in lei sospetti e angosce.
La sceneggiatura di Cavaletto, scrittore esperto e veterano del settore, scorre fluida, con ritmo crescente e tamburellante, dischiudendoci un incubo perverso e raccapricciante. Lo sceneggiatore torinese è a proprio agio nel trattare temi che dimostra prediligere maggiormente quando non è impegnato con Sergio Bonelli Editore, e che sa maneggiare sempre con maestria.
Stupisce, invece, la spiazzante conclusione che trasforma l'intero racconto in un apologo dai forti connotati politici e ideologici. A prescindere dal messaggio poco edificante per il nostro Paese ma più che condivisibile, ciò che non convince del tutto è l'intreccio piuttosto contorto, "paranoid" è il caso di dire.
Viene inoltre utilizzata come ambientazione il periodo fascista per rimandare a un recente, celeberrimo e nefasto Primo Ministro, attraverso il quale denunciare l'attuale condizione sociale e istituzionale. Si può discutere se un adattamento splatter, inserito in una cornice dagli espliciti contenuti erotici, possa essere un genere che si addica alla denuncia e all'impegno politico e civile. Ciò che decisamente stride è l'esposizione diretta delle finalità dell'opera, accompagnata dalla totale assenza di allusione e senso riposto, che è un po' come tradire la trasposizione allegorica elaborata nel fumetto stesso.
Non si può che applaudire il tratto e lo stile della Simone: affidandosi alle mezze tinte e a un uso molto delicato e discreto delle chine, l'artista di origini campane confeziona - come suo solito - tavole di notevole impatto recitativo e plastico, dotate di grande dinamismo e, proprio nelle scene più surreali, di palpitante realismo.