Madagascar 2
Il gruppo degli animali cerca di tornare a New York, ma in realtà finisce in una riserva protetta. Nuovo episodio, vecchi problemi: trama scialba e pellicola indicata agli under 8...
Recensione a cura di ColinMckenzie
TitoloMadagascar 2RegiaEric Darnell, Tom McGrathCastBen Stiller, Chris Rock, David Schwimmer, Jada Pinkett Smith, Sacha Baron Cohen, Cedric the EntertainerUscita19 dicembre 2008La scheda del filmLo confesso, non sono stato un grande fan del primo Madagascar. Sì, il concept (come avviene praticamente sempre per la Dreamworks) era divertente e i pinguini (per quel poco che apparivano) fantastici, ma mi sembrava la solita trama scarna di questo tipo di prodotti, con largo spazio lasciato alle improvvisazioni delle star che fornivano la voce ai protagonisti. La speranza, quindi, era che i realizzatori facessero tesoro degli errori del passato e puntassero sui punti forti del film, sistemando invece le cose che non andavano.
Il senso di malinconia sarebbe molto interessante da sfruttare e le scene famigliari non sono sicuramente male (carina quella in cui Alex ritrova la sua 'stanzetta'), ma alla fine il problema è che tutti i conflitti (da quelli che portano avanti la storia a quelli collaterali) si risolvono in un attimo, come dimostra il già citato finale. Mettiamoci anche una spruzzatina di ecologismo (inutile dire chi è responsabile dei problemi della riserva) e un amore interrazziale (meglio, tra specie diverse), così diamo anche modo ai giornalisti di scrivere qualcosa di profondo sull'attualità di questo prodotto.
Tecnicamente, inutile dire che siamo come sempre a livelli inferiori alla Pixar. I personaggi umani si vedono pochissimo (e magari sono sfocati), ma vista la qualità, sempre troppo. Ovviamente, il citazionismo (altro aspetto che piace sempre alla critica, che così può far notare la propria preparazione e ha qualcosa di cui parlare) la fa da padrone, tra Gremlins, Lawrence d'Arabia, i nomi di Bronson e Peppard, così come la continua ricerca di immagini iconiche (la statua della libertà in Africa è decisamente retorica). Il fatto è che, più che cinema, qui siamo nel campo di certa televisione, che non vuole raccontare ma soltanto mettere assieme spezzoni che colpiscono lo spettatore. In effetti, un segnale preoccupante di certi prodotti è quando noti le musiche e non perché siano realizzate da un Hans Zimmer o da un Michael Nyman. Qui, tra brani a palla e composizioni originali imponenti, l'impressione è che le emozioni le debba trasmettere il compositore e non il regista.
Alla fine, rimane un grosso dubbio. Diciamo tutti che i film della Dreamworks sono indicati per i bambini, mentre quelli della Pixar funzionano benissimo anche con gli adulti. Ma allora perché la Dreamworks incassa di più? Con le nonne? Seriamente, non sarà che sono gli stessi adulti a voler vedere prodotti per bambini?