Mad Men 7x13 "The Milk and Honey Route": la recensione

Penultimo episodio di Mad Men, ancora una volta le vite Don e Betty a confronto

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Spoiler Alert
"... dovevamo ancora andare lontano. Ma che importava, la strada è la vita"

Ferisce con una carezza il penultimo episodio di Mad Men. Lo fa appoggiandosi, forse più della scorsa settimana quando il testo di Kerouac era stato citato esplicitamente, a On the Road. Partire, allontanarsi, rischiare per essere liberi, per essere vivi. Perché restare significa deperire, cadere, infine morire. È difficile resistere alla tentazione di mettere in connessione gli eventi drammatici di Don e quelli, ancor più gravi e inaspettati, che interessano Betty nel corso di The Milk and Honey Route. È difficile e soprattutto ingiusto, perché significherebbe dare un giudizio di valore, esaminando peccati e relative punizioni, meritate o meno, su personaggi troppo reali e credibili per non suscitare un universale sentimento di pietà e compassione.

Nel corso dell'episodio, che prende il titolo da un'espressione da vagabondi che indica la ferrovia, il viaggio di Don assume sempre più quei contorni astratti che ne fanno essenzialmente un cammino verso la salvezza e il perdono. Dall'inferno al quale si era condannato, il redivivo Dick Whitman risale la corrente della grande America di cui è il prodotto principale, e nel farlo si libera dei suoi averi, si alleggerisce dei propri peccati, rimane infine solo, sul ciglio della strada, diretto verso la sua ultima destinazione. Il motel nel quale trova provvisorio riparo è un crocevia di fantasmi, ricordi dal passato, alter ego non dichiarati.

Il giovane Andy non è altro che una versione più illusa, ancora agli albori, del protagonista. E sarà proprio Don a metterlo in guardia sul pericoloso sentiero che sta per intraprendere: "this is a big crime, stealing these people’s money. If you keep it, you’ll have to become somebody else. And is not what you think it is". D'altra parte lo aiuta in conclusione, lasciandogli addirittura la propria macchina. Lo fa dopo non aver opposto resistenza al mucchio di botte che ha ricevuto la sera prima,  pugni e calci in ritardo da decenni per un altro crimine, ben più grave. Una punizione che, come ci anticipa la sequenza onirica che apre l'episodio, sente di aver meritato e della quale era in attesa: "You knew we’d catch up with you eventually". È un Don che si sporca le mani, che legge parecchio (nell'episodio vediamo "Il padrino", "Andromeda" e "Hawaii"), che intravede una bella donna a bordo piscina – sta leggendo un'opera di Moravia – solo per rendersi conto che si tratta di una moglie e madre.

Intanto, molto lontano, Betty scopre di avere un male incurabile. Le rimane un anno o poco più di vita. La gestione delle emozioni e degli eventi è magistrale. Nessuna scena madre, scompaiono le grida e rimangono i sussurri, una modesta rivoluzione dei personaggi, raccontata con cura e naturalezza. Rimane il pianto a dirotto di Francis, che dev'essere consolato da Sally. Mai sotto i riflettori, mai un campione di simpatia, ma un brav'uomo, più fragile e stratificato di quanto mai emerso effettivamente. Rimane la maturità di Sally, che piange le sue lacrime e altre ne piangerà, ma che per il momento prende tra le braccia il piccolo Gene, pronta a interpretare il ruolo di "nuova madre". Rimane soprattutto la risposta emotiva di Betty, all'esterno ancora capace di far avvicinare giovani e di farsi soprannominare Mrs. Robinson, all'interno provata e affaticata.

Betty non è mai stato un personaggio semplice da mandar giù. È stata la controparte di Don, il prototipo dell'insoddisfazione che esibisce un sorriso artificioso. Una malattia dell'animo, diversa da quella più concreta e terribile che ora dovrà affrontare, ma dalla quale non è mai riuscita a guarire pur riconoscendone i sintomi. Ancora all'inizio della settima stagione in Field Trip trovava il modo di rovinare la gita con il figlio, solo per rendersi conto in seguito di essere un personaggio odioso. Pur essendo intimamente consapevole, come tutti, dei propri difetti, non ha mai avuto la forza di fuggire da se stessa. In quest'ultimo tratto di vita vuole mantenere dignità e forza, e soprattutto vuole affrontare la situazione a modo suo: si può essere umanamente d'accordo o meno (Mad Men generalmente lascia margine di scelta ai suoi spettatori), ma non si può non ammirarla e provare compassione per lei, soprattutto in quello che è il momento forse più intimo vissuto con Sally nelle sette stagioni (e a distanza!).

Assenti Peggy, Joan, Roger e gli altri, l'unica alternativa alle vicende di Don e Betty è offerta da Pete. Dopo essere rimasto ai margini per tutto questo secondo segmento – e anche nel primo in effetti – il non tanto più giovane pubblicitario che sembrava essersi ambientato meglio di tutti alla McCann-Erikson si costruisce una via di fuga. Lo fa per mezzo di un ritrovato, ma affidabile fino ad un certo punto, Duck Phillips, e gettandosi tra le braccia di Trudy. Un nuovo inizio, al quale la donna acconsente, per l'unico spiraglio di luce della puntata. Se questo verrà ribaltato nel finale di stagione rimane una questione aperta.

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