Mad Men 7x06 "The Strategy": la recensione

Mad Men si prepara al midseason finale con il miglior episodio della stagione

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Non fosse per l'ultimo episodio prima dell'interruzione stagionale, in onda la prossima settimana, The Strategy potrebbe rappresentare un perfetto punto d'incontro e culmine di tutti gli eventi narrati in questa prima parte dell'ultima stagione di Mad Men. Non solo perché è il migliore andato in onda nel primo blocco annuale, ma perché condensa, nella splendida ed emblematica inquadratura finale, il senso stesso di una narrazione che si è mossa per unità tematiche forti e più comuni di quanto ad una prima occhiata potesse sembrare. Don, Peggy e Pete, che si incontrano infine, nucleo familiare atipico, ma ben più sincero dell'artificioso gruppo di persone, anacronistiche e inesistenti – almeno nelle vite dei nostri – cui la campagna pubblicitaria dell'episodio fa riferimento.

Chi si aspetti clamorose rivelazioni, turning point, scenate a viso aperto, stia alla larga dalla serie di Matthew Weiner. Mad Men lavora, dopo sette anni, con quello che ha, gioca con se stesso, con i suoi ricordi, con i suoi splendidi e umanissimi personaggi, e il massimo che ci regala è un pacato, ma emotivamente forte, momento di confidenza tra Don e Peggy sulle note di My Way di Sinatra. I due ruoli simbolo del racconto corale e sociale dell'America degli anni '60 tracciano un bilancio più esplicito del solito delle loro esistenze. E sono rimpianti e sono déjà vu quelli che scivolano davanti ai nostri occhi, senza isterismi, senza eccessi verbali o visivi, con la solita eleganza di scrittura e immagine che caratterizza la serie.

Il riferimento principale è al settimo episodio della quarta stagione, alla lunga notte narrata in The Suitcase, la notte nella quale Peggy veniva lasciata dal fidanzato, la notte nella quale Don era in lacrime per la morte di Anna. Dopo quei momenti che con tanta forza recidevano i legami importanti, per la prima con le prospettive di una famiglia, per il secondo con il proprio passato, Mad Men, dopo tre anni, torna a riflettere su quelle dinamiche e sui loro effetti. E l'intensità è la stessa riservata all'elaborazione di un lutto. Perché in senso lato si tratta anche di questo. L'accettazione della scomparsa di qualcosa, la fine dell'illusione che tutto possa ancora tornare come un tempo, il rendersi conto che il punto di non ritorno – che Peggy identifica nel compimento dei 30 anni – è trascorso, e si è portato dietro tutti i "cosa sarebbe accaduto se...".

E tutto il resto della puntata si inchina di fronte a quella sequenza finale, e finisce per essere un semplice atto preparatorio per il climax. Pete che torna a New York con la nuova ragazza, che insiste per chiedere un parere a Don circa una campagna pubblicitaria realizzata da Peggy, che si infuria stupidamente e per motivazioni assurde di fronte a Trudy. Ma anche, di riflesso, il rifiuto di Joan della proposta di matrimonio – forse l'ultima della sua vita – e la frustrazione di Peggy che si vede soffiare un ruolo di primo piano nella presentazione in favore del suo vecchio capo. Alla fine si incontreranno a quel Burger Chef su cui ruotano tanti discorsi della puntata. Nello stesso momento, su un aereo, una tendina si chiuderà idealmente sulle figure di Megan e sulla ragazza di Pete. Da qualche parte, molto più in basso, i tre amici si ritrovano, un po' più consapevoli, un po' meno soli, incorniciati perfettamente da due esempi di famiglie "normali", le stesse che, almeno per loro, non esistono più.

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