Macumba, la recensione
Abbiamo recensito per voi Macumba, la nuova graphic novel di Mattia Iacono edita da Tunué
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
Aglio, fravaglio,
fattura ca nun quaglio, corna, bicorna, capa r’alice e capa r’aglioSciò sciò ciucciuvè, uocchio, maluocchio…
Ne sa qualcosa il protagonista di Macumba, l’archeologo Armando Bellini, un uomo di mezza età separato dalla moglie che ha sacrificato il matrimonio e la sua stessa esistenza per inseguire la propria carriera. Purtroppo, le cose non sono andate come sperava, e la cattedra all'Università di Lettere e Filosofia è solo un misero palliativo per le sue ambizioni originali.
Il carattere del Nostro non aiuta di certo: Bellini è scontroso, irascibile, ipocondriaco e facilmente suggestionabile. Conduce una vita solitaria e piatta fino al giorno in cui tre statuette da lui acquistate a una bancarella non gli predicono la morte. L'uomo apprende che gli restano ventiquattro ore prima di abbandonare il piano della realtà e trasferirsi nell’aldilà; in quelle che dovrebbero essere le sue ultime, nevrotiche ore viene affiancato dal dottor Cabrera, l'anziano vicino di casa che lo conduce in una surreale passeggiata tra personaggi strambi, come l'erborista Boris e Lafayette.
Dopo Demone dentro, Mattia Iacono esplora un'altra faccia dell’animo umano imbastendo un racconto lineare in grado di offrire una lucida riflessione sulla società contemporanea. Bellini si erge a simbolo di un vasto insieme di persone che preferiscono anteporre la propria affermazione professionale alle emozioni, ai rapporti umani, al godimento dei piccoli piaceri quotidiani. Come Wantoo e Ulisse, i protagonisti del precedente fumetto dell'autore romano, anche Armando è un "vinto" verghiano ed è caratterizzato da un male interiore che ne deturpa tanto il corpo quanto l’anima: l’apatia. Solo la predizione della morte sembra dargli un’improvvisa sferzata di energia, una scossa che torna a fargli battere il cuore. Nella passeggiata in compagnia di Cabrera, il protagonista entra in contatto con la vita fuori dal suo mondo ovattato e inizia a godere della diversità, delle sorprese del tutto inattese e dell'interazione con il mondo che lo circonda.
Ma Bellini è anche un buon rappresentante degli inetti, costantemente frustrati da ciò che li circonda, pronti a puntare il dito contro gli altri incolpandoli dei propri insuccessi, quando non c'è di mezzo il destino baro. È qui che entra in gioco la superstizione, giustificazione per l'immobilismo e paracadute per i fallimenti.
Iacono imposta la narrazione conferendole i tratti dell’universalità: Bellini è tra noi, o magari siamo proprio noi, troppo presi dal lamentarci per renderci conto delle nostre incapacità, pronti ad addossare a statuette antiche i nostri errori. Il racconto è distaccato e non propone modelli da seguire o evitare, non ci sono comportamenti giusti o sbagliati. Lo stile narrativo mantiene le peculiarità della precedente opera dell'autore dilatando i tempi di lettura, invitando a una fruizione lenta e approfondita della storia, come fosse una lunga passeggiata con un vecchio amico. Non manca quel tocco di umorismo nero che arricchisce il finale e offre un'ulteriore, amara chiave di lettura.
Macumba è una graphic novel piacevole e centrata che utilizza i rituali tribali del titolo come pretesto per raccontare qualcosa di più profondo. Il tutto è reso ancora più suggestivo dall’attento lavoro grafico che Iacono attua: le sequenze “reali” sono giocate su forti contrasti visivi resi dall'utilizzo di colori complementari, mentre le fasi "visionarie", ambientate nell'aldilà, sono caratterizzate da un fondo nero sul quale si stagliano colori saturi e accesi. I due stili si fondono quando i due piani dell'esistenza si incrociano, a creare un risultato originale e di grande effetto. In tutto ciò, il tratto morbido dell'autore è sempre attento a catturare i particolari e le sfumature emozionali del fumetto.
Proprio come Demone dentro, per Macumba l'invito è uno solo, forte, quasi urlato: vivere. Inseguire i sogni, credere in se stessi, lasciarsi alle spalle superstizioni e false credenze. Siamo noi gli unici artefici del nostro destino.