Macelli, la recensione

Nella sua semplicità, Macelli è uno dei migliori lavori di Zerocalcare, e rinnova il nostro desiderio di vederlo sempre più spesso alle prese con il graphic journalism

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


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Sono già passati quattro anni e mezzo da quando Zerocalcare presentò Kobane Calling sulle pagine di Internazionale. Il suo primo reportage a fumetti, composto da una quarantina di pagine, sarebbe poi stato alla base dell'omonimo volume che ancora oggi consideriamo l'opera più riuscita della sua carriera.

Ricordiamo lo stupore nello scoprire questa nuova anima dell'autore di Rebibbia, che per la prima volta mescolava l'ironia e lo sguardo sul quotidiano con il suo caratteristico impegno politico per raccontare un pezzo di Storia con la "S" maiuscola: una guerra che si stava consumando ai confini del Mar Mediterraneo e di cui noi occidentali sapevamo ben poco.

Rispetto alle buffe disavventure romane, o alle piccole grandi tragedie personali che aveva messo su carta fino a quel momento, Zerocalcare aveva evidentemente alzato l'asticella qualitativa.

Purtroppo, però, il filone di graphic journalism non è stato sviluppato quanto speravamo: dopo quel primo folgorante racconto, Internazionale ha proposto soltanto Ferro e Piume e C'è un quartiere che resiste, ai quali si sono affiancate un paio di brevi storie apparse su quotidiani e una manciata di tavole pubblicate online.

In questi giorni è arrivato nelle edicole Macelli, un nuovo reportage a fumetti nato dalla volontà di fornire un aggiornamento sulla situazione siriana, concentrandosi in particolar modo sugli stranieri che viaggiano per portare un po' di solidarietà a chi combatte contro l'ISIS.

"È qualcosa che doveva essere raccontato, fortunatamente l'ha fatto Zerocalcare."In questo caso, Zerocalcare non racconta eventi e situazioni viste con i suoi occhi ma riporta quanto gli è stato raccontato da un amico che come lui ha deciso di partire per aiutare in zona di guerra; diventa dunque testimone indiretto di quanto stia avvenendo nel mondo: prende una storia e la rielabora sfruttando al meglio i suoi strumenti narrativi.

Macelli comincia facendo abbassare la guardia al lettore con la leggerezza e l'umorismo da borgata, per poi immergersi a fondo nella situazione siriana, fino a sferrare il colpo di grazia, in grado di commuovere.

Dopo aver ampiamente raccontato lo stile di vita dei soldati di Kobane e dei civili che subiscono i danni collaterali, qui Zerocalcare si concentra sulle persone pronte a lasciare le comodità dei loro Paesi d'origine per offrire il loro contributo volontario. È un'esperienza rischiosa, ma in grado di far emergere gli aspetti migliori di un essere umano, facendo venire a galla chi sia veramente, liberando una personalità che nei ritmi forsennati e negli obblighi della routine spesso non viene realmente espressa.

È qualcosa che doveva essere raccontato, fortunatamente l'ha fatto Zerocalcare.

È qualcosa che poteva facilmente scadere la retorica, fortunatamente Zerocalcare è un maestro nell'evitare pietismi e banalità

Nella sua trentina di pagine, pur essendo più semplice e meno denso di contenuti rispetto ai precedenti reportage a fumetti, Macelli è uno dei migliori lavori dell'artista romano, che rinnova il nostro desiderio di vederlo sempre più spesso alle prese con il graphic journalism.

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