Mace Windu, la recensione

Abbiamo recensito per voi Star Wars: Jedi della Repubblica – Mace Windu, di Matt Owens e Denys Cowan

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Mace Windu #1, anteprima 01

Il nuovo canone fumettistico della Marvel si è concesso pochissime incursioni nel periodo storico dei prequel di Star Wars. La miniserie Star Wars: Jedi of Republic - Mace Windu attira l’attenzione innanzi tutto per questo motivo, e ovviamente per il fatto di mettere sotto i riflettori uno dei personaggi che teoricamente dovrebbe essere tra i più carismatici dell’epoca repubblicana, ma che di fatto è sempre rimasto una figura piuttosto squadrata e poco approfondita.

Lo scenario che lo scrittore Matt Owens ha ideato per portare il capo del Consiglio Jedi sotto i riflettori è duplice: da un lato abbiamo una trama di guerra/politica che vede Windu guidare un piccolo gruppo di “commando” Jedi per sabotare l’ennesima operazione militare messa in atto dai Separatisti; e qui siamo su un terreno fin troppo coperto, dal momento che sia la serie animata Clone Wars, sia le produzioni fumettistiche del vecchio Universo Espanso ci avevano già abituato a questo genere di trame in tutte le combinazioni possibili. E la sensazione di déja vu è palpabile in varie occasioni.

A questa trama portante dovrebbe intrecciarsi un filone più “personale” che veda Mace Windu porsi finalmente i dovuti interrogativi sulla situazione di ambiguità morale in cui l’Ordine Jedi è stato trascinato con l’inizio della Guerra dei Cloni e la potenziale crisi di fede che potrebbe seguire. A dare voce a questa crisi all’interno della storia sono principalmente due figure, il droide mercenario AD-W4, che guida le forze dei Separatisti, e il cui unico interesse per il denaro fa da contraltare alla dedizione di Windu a un credo morale, e soprattutto - inaspettatamente - Prosset Dibs, uno dei Jedi che Windu ha scelto per la sua squadra, che a metà della missione si rivolterà contro il maestro, stanco dei compromessi morali che ha visto adottare dall’Ordine.

Mace Windu #1, anteprima 02

Il voltafaccia, o meglio la “disobbedienza civile” di Dibs sono l’aspetto più interessante e intrigante di questo fumetto, perché non si tratta della solita tentazione del lato oscuro a cui i Jedi possono cedere in tempo di guerra, ma il contrario: Dibs ripudia il ruolo di guerrieri che ora i Jedi sono stati costretti a vestire e, di fronte a una serie di verità scomode sulle scelte del Consiglio Jedi nel corso della missione, accusa Windu e il resto dei maestri di essersi abbassati al livello dei Separatisti. Uno scossone che conferisce alla storia il giusto pathos in quello che altrimenti rischierebbe di essere un normale episodio di Clone Wars in versione fumettistica.

Sebbene i personaggi siano ben caratterizzati e lo scenario allestito con sapienza, la miniserie barcolla nei capitoli finali, dove le questioni interessanti poste sul piatto vengono risolte pressoché con un nulla di fatto. L’unico elemento di incertezza è la sorte del Jedi rinnegato; per il resto, la presunta “crisi di fede” di Windu, oltre a non trapelare mai in modo significativo nel corso della missione, viene risolta con una semplice riaffermazione del “credo guerriero” del Maestro Jedi: “We fight”, "Noi combattiamo".

Mace è prima di ogni altra cosa un guerriero, e a quel ruolo si atterrà, ignorando ogni complicazione morale che il complicato scenario delle Guerre dei Cloni potrebbe porgli davanti. Risoluzione forse prevedibile, ma che di fatto va a chiudere una crisi che ha toccato più i comprimari della serie che non Windu stesso, che alla fine si è rivelato monolitico e granitico anche in quelli che avrebbero dovuto essere i suoi momenti di dubbio supremo.

Mace Windu #1, anteprima 03

La storia, in conclusione, è una vicenda godibile che alla fine coinvolge più per le vicende che riguardano la missione da compiere e per gli sviluppi dei comprimari che non per il percorso del personaggio principale. Chi ha amato le atmosfere e gli scenari delle Guerre dei Cloni, non resterà deluso.

Va purtroppo segnalata anche una prestazione non eccelsa di Denys Cowan alle matite, che parte con le migliori intenzioni nel ricreare lo stile barocco della Repubblica e quello ipertecnologico dell’esercito Separatista, ma spesso e volentieri barcolla nella resa dei personaggi, con un tratto troppo stilizzato e affrettato.

In conclusione: lettura piacevole, senza picchi narrativi eccelsi o cadute di tono particolari, ma “l’occasione speciale” di entrare nella testa dell’enigmatico Windu nella speranza di scoprire un personaggio più complesso ha forse mancato il bersaglio.

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