Luther (quarta stagione): La recensione
Luther torna con due episodi serrati ma troppo brevi per consentire al denso racconto di catturare appieno l'attenzione del pubblico
La cattiva è che no, due puntate non sono proprio la forma che più dona alla serie ideata da Neil Cross; in questa quarta stagione che ha quasi il sapore di uno speciale natalizio, il detective più ombroso e spregiudicato della TV britannica si muove tra ben tre casi distinti, di cui solo il primo compiutamente avviato nel primo episodio. Avevamo lasciato John Luther (Idris Elba) proiettato lontano da Londra, smessi i panni di investigatore dopo aver gettato il suo celeberrimo cappotto nel Tamigi. A quanto pare, il sanguigno detective ne doveva avere uno di riserva, perché nel giro di pochi minuti dall'inizio del primo episodio abbandona il cottage costiero nel quale si era ritirato e, complice la traumatica notizia della morte dell'amica Alice Morgan (Ruth Wilson), torna a razzo nella giungla londinese.
Stesso discorso vale anche per il "cold case" del piccolo Jonathan Black, il cui caso viene riesaminato da Luther alla luce di nuove testimonianze apparentemente arrivate nientemeno da Alice Morgan defunta, attraverso la sedicente sensitiva Megan Cantor (Laura Haddock). Il canale privilegiato tra la ragazza e l'aldilà risulta talmente sconclusionato rispetto al contesto crudamente pragmatico del racconto da non convincere dal principio, a prenscindere dalla buona o cattiva fede del personaggio di Megan. Se l'intento era quello di insediare una sostituta della defunta (?) Alice, il colpo ha clamorosamente mancato il bersaglio, e non solo per mancanza di tempo.
Avevamo parlato di due notizie, però: se la cattiva è che il format in due puntate non si è rivelato vincente per una serie come questa, la buona è l'altro lato della medaglia. Abbiamo ancora voglia di vedere Luther - è attualmente in sviluppo un remake statunitense della serie, con Elba in doppia veste di attore e produttore - e, se ci verrà concessa una quinta stagione, speriamo che ci venga restituito il giusto tempo per assaporare a fondo l'aroma ferrigno del sangue che abbiamo imparato ad amare.