Luther 5x03: la recensione
La penultima puntata della quinta stagione di Luther sembra pilotare la serie di Neil Cross verso una conclusione definitiva
Certo, il caso di stagione - legato al serial killer Jeremy Lake, i cui omicidi vengono coperti dalla moglie Vivien - sembra veleggiare verso una rapida risoluzione, sebbene l'assassino sia ancora a piede libero mentre la sua ultima preda viene provvidenzialmente salvata in extremis da Luther e dalla collega Catherine Halliday. Ma neppure il nostro buon John è onnipotente, e se da una parte la polizia colleziona, grazie al suo intuito, una notevole vittoria, dall'altra il detective è costretto ad ascoltare via telefono quelli che potrebbero essere gli ultimi momenti del suo amico Benny, rifugiatosi nientemeno che a casa di Mark North (per chi non lo ricordasse, era il compagno dell'ex moglie di John).
Una delle caratteristiche principali finora emerse da questa quinta stagione di Luther è che, narrativamente parlando, il risultato finale appaia migliore della somma delle sue singole parti. Benché il caso dei coniugi Lake conosca qualche debolezza e frettolosa superficialità, gli incastri con la parallela vicenda di George Cornelius conferiscono al racconto una miracolosa solidità che persiste al di là delle sue piccole pecche strutturali. Che il finale di stagione chiuda o meno la lunga parabola televisiva di Luther, va dato atto alla serie di Cross di aver creato un'atmosfera dura a morire, fatta di desolati paesaggi urbani che echeggiano alla perfezione il panorama interiore del disilluso protagonista e l'oscuro abisso della follia criminale con cui deve continuamente interfacciarsi.