Luther 5x01: la recensione
La prima puntata della quinta stagione di Luther è un cupo viaggio nella follia in cui incontriamo vecchie conoscenze e inquietanti volti nuovi
Poco o nulla, verrebbe da dire, ma con maiali e sporcizia Luther ha avuto a che fare sin dal suo esordio, avvenuto nel 2010. Da allora, la sua sete di giustizia è andata spesso a cozzare con un concetto di legge del tutto divergente dalla sua personale morale, provocandogli non pochi dissidi interiori e svariati scontri con i suoi superiori, culminati in un temporaneo allontanamento dal suo lavoro. Adesso, a distanza di otto anni, lo scenario che circonda il nostro eroe non è poi cambiato molto: continua a muovere i propri passi nella cruenta palude di una Londra gelida e spogliata di qualsiasi orpello, palcoscenico ideale per le sordide tragedie che Luther tenta di risolvere.
Sul piano meramente tematico, le prime due scene di questa premiére di stagione sono illuminanti: in entrambe assistiamo a un completo ribaltamento di prospettiva, di cui è protagonista dapprima Luther in persona, e in seguito uno sventurato ragazzo testimone di un brutale omicidio. Il rapido passaggio da potenziale carnefice a vittima coglie di sorpresa lo spettatore (il giovane viene inizialmente connotato come possibile aggressore di una donna che passeggia nella notte, in realtà sua insegnante) e gli porge, implicitamente, la chiave di lettura dell'intero episodio: l'apparenza inganna.
Quello che potrebbe sembrare un giallo procedurale rivela, sul finale, la propria vera natura: il mistero proseguirà nei prossimi tre episodi, la soluzione apparente è ben lungi dall'essere veritiera. In questo senso, la trama rispecchia con esattezza il proprio protagonista che cela, dietro la maschera codificata dell'uomo di legge, un universo di fantasmi e ombre che nessuno - o quasi - è in grado di interpretare correttamente. Quasi, dicevamo, poiché proprio nell'ultima scena, in un efficace montaggio che vede Halliday e Schenk dirigersi verso la casa del detective contemporaneamente al gangster George Cornelius (Patrick Malahide), alla sua porta bussa la rediviva Alice Morgan (Ruth Wilson), croce e delizia di John fin dalla prima stagione.
Tra i molti personaggi che si muovono all'interno dell'universo narrativo di Luther, è lei l'unica in grado di leggere con chiarezza il tenebroso codice morale di John, stabilendo con lui un legame malato e conturbante divenuto, nel corso delle stagioni, vera e propria linfa vitale tanto per l'uomo privato che per quello pubblico, spesso avvalsosi delle geniali imbeccate della sua improbabile alleata. Che il rapporto tra i due sia destinato a evolvere in una direzione romantica o che resti nell'affascinante limbo attuale, lo decideranno - presumibilmente - i prossimi tre episodi. Per ora, ci limitiamo a riaccogliere Luther con l'affetto e la complicità che si riserva a un vecchio amico riapparso dopo un lungo periodo di lontananza, ma mai davvero dimenticato.