Lupo Magazine 4, la recensione

Lupo Magazine 4 è dedicato al Fumetto, con due storie metanarrative e vari articoli sulla Nona Arte

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


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Fumettopatica

Dopo aver parlato di sesso, social network e cibo, Lupo Magazine decide di trattare un argomento di sicuro interesse per il suo pubblico di riferimento, ovvero il Fumetto. Il quarto numero è infatti interamente dedicato alla Nona Arte, e si apre con un'approfondita inchiesta di Diego Cajelli, che interroga vari addetti ai lavori pronti a condividere riflessioni per nulla banali sulla narrazione sequenziale e su come la comicità sia cambiata negli ultimi anni a causa di Internet e dei cambiamenti nei toni della comunicazione. A completare questa analisi, due interviste: la prima al proprietario di una fumetteria, la seconda a Raoul Cremona; quest'ultimo, pur essendo un volto noto al grande pubblico, qui incarna il lettore casuale che è abituato a comprare alcune testate Bonelli per abitudine, senza conoscere i retroscena del settore e privo della volontà di esplorare altri generi.

Tra cruciverba dedicati al mondo dei balloon e ironici manuali su come realizzare una storia di successo, spicca un decalogo di volumi consigliati da Cajelli ai lettori; non titoli di successo, bensì dieci autoproduzioni poco note, sperimentali e vendute in confezioni particolari - come la custodia di una videocassetta o la scatola di un hamburger - una vivace fetta di Fumetto che purtroppo è quasi sempre lontano dai riflettori.

Pur spiccando grazie alla loro elevata qualità, i redazionali occupano circa un quarto dello spazio dell'albo, che per la maggior parte delle pagine resta una testata a fumetti, grazie a due storie ambientate nella fattoria McKenzie. La prima si intitola Fumettopatica, e ha per protagonista Enrico la Talpa, vero e proprio appassionato di fumetti che conserva i suoi preziosi albi all'interno della sua tana, in un sancta sanctorum nel quale non può entrare nemmeno la moglie.

Un giorno, Cesira si introduce di nascosto in questa stanza per fare le pulizie, ma accidentalmente scatena la fuga di tutti i personaggi, che dalla carta stampata si riversano nella fattoria. L'incidente permette agli autori di scatenarsi con le citazioni sulla Nona Arte, facendo apparire decine di figure più o meno popolari in grado di dare il via a una caccia al riferimento. Gli sconvolgimenti, però, non finiscono qui, dato che il paesaggio si rivolta in uno scenario escheriano e si riempie di balloon e didascalie tangibili, con la rottura della quarta parete da parte dei personaggi, improvvisamente consapevoli di trovarsi all'interno di un fumetto.

Fumettopatica

Un simile espediente metafumettistico è al centro anche della breve La rivolta delle onomatopee, in cui improvvisamente gli elementi grafici caratteristici del medium creano più di un imprevisto ai protagonisti: un elemento ridondante che ricorda alcune scene viste nella storia lunga. L'impressione è quella di uno scarso coordinamento tra gli autori dei due fumetti, come avevamo già osservato nel primo numero della testata.

Un altro aspetto che avevamo già constatato in precedenza - e che torna in questo albo - è il ruolo marginale riservato a Lupo Alberto, portabandiera della fattoria McKenzie ormai relegato a mera comparsa; la simpatia e il carisma di Enrico la Talpa e degli altri comprimari hanno ormai rubato la scena, e sembra che gli autori non provino nemmeno più a costruire nuove storie attorno a lui, accettando un ruolo limitato alla copertina e poco più.

Con questo quarto numero, Lupo Magazine conferma di essere un prodotto destinato non a un pubblico generalista, come verrebbe da pensare per la struttura da rivista contenitore, ma a una nicchia di lettori che mastica già il medium ed è alla ricerca di storie e articoli realizzati con un approccio "specializzato".

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