Lupo Magazine 2, la recensione

Abbiamo recensito per voi il secondo numero di Lupo Magazine, pubblicato da Panini Comics

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


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LoL

È buffo pensare che, subito dopo il sesso, il tema con cui oggi è più facile attirare il pubblico siano i social network. Il motivo, però, è evidente: la maggior parte della nostra comunicazione quotidiana avviene ormai attraverso siti e app, abituali argomento di conversazione tra chi li critica, chi ci ironizza sopra e chi li analizza con interesse.

Con la sua seconda uscita, Lupo Magazine si conferma una rivista che propone articoli e rubriche in grado di esplorare tematiche di cultura generale divertendo, caratterizzata sì da uno stile leggero ma senza scadere nella banalizzazione e trovando invece un approccio originale nei confronti di argomenti già ampiamente dibattuti.

Tra classifiche di contenuti virali che hanno fatto la storia di Internet e analisi di fenomeni contemporanei, la componente redazionale riesce a fornire una ricca panoramica; in questo caso anche attraverso un'intervista a Roberto Da Crema, considerato uno dei primi influencer nostrani, entrato con il suo respiro affannato nelle case degli italiani attraverso le sue televendite.

L'unico elemento su cui può sorgere qualche dubbio è la rapidità con cui vengono affrontati certi argomenti: ci piacerebbe vedere alcuni aspetti sviscerati più ampiamente, ma ci rendiamo conto che - considerando lo spazio a disposizione - viene raccontato quanto più possibile, con la speranza che nasca nel lettore la scintilla di curiosità per andare ad approfondire autonomamente.

Ma, essendo su BadComics.it, concentriamoci sulla componente fumettistica, che occupa due terzi della foliazione. Dopo aver letto il primo numero avevamo lamentato l'assenza di Lupo Alberto nella rivista a lui dedicata, e questa "ingiustizia" può dirsi sanata fin dalle prime tavole della storia principale LoL, che si apre con il lupastro blu intento a osservare l'alba all'orizzonte. Tutt'a un tratto, Alberto sente l'impulso di scattare una fotografia e postarla online; non si tratta però di una dipendenza o di un istinto personale, ma di un goffo tentativo di aderire a una consuetudine sociale a cui non si è ancora del tutto abituato. L'intera fattoria McKenzie è infatti preda di una vera e propria febbre da social, con un effettivo riscontro nel mondo reale, come gli orticelli di like e i personaggi svaniti nel nulla dopo essere stati bannati; trattasi di uno stratagemma narrativo già visto e applicato in più occasioni, soprattutto su vignette e strisce postate sul Web, ma è sulla lunga distanza che questo fumetto riesce a stupire, grazie ad alcune ingegnose idee in grado di applicare il medesimo meccanismo in modo sorprendente.

La storia breve di Silver non è altrettanto riuscita: si tratta di un dialogo tra Mosé e Lupo Alberto che pare una gag stiracchiata per riempire più pagine, con un collegamento al tema del magazine abbastanza labile; colpisce però il linguaggio forbito utilizzato dal creatore del personaggio, tanto in questo episodio quanto nelle sue introduzioni. L'impressione è di trovarsi al cospetto di un esercizio di stile, con un linguaggio eccessivamente elaborato, essendo alle prese con una testata dichiaratamente rivolta a un pubblico più adulto; se in un articolo tutto ciò è stuzzicante e spinge il fruitore a leggere con più attenzione (anche tornando su frasi intricate per coglierne la ricercatezza della costruzione), in un fumetto in cui i personaggi parlano in modo ordinario risulta una forzatura; non si capisce perché improvvisamente non utilizzino più il linguaggio con cui siamo abituati a sentirli esprimersi, come se si trattasse di una storia in costume.

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