Lupin III 1, la recensione

Abbiamo recensito per voi il primo numero di Lupin III, opera di Monkey Punch pubblicata in Italia dall'etichetta Planet Manga di Panini Comics

Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.


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Ci sono personaggi che trascendono la dimensione e l’epoca in cui vengono creati per superare indenni la prova del tempo ed entrare a pieno diritto nell’immaginario collettivo. Nel novero di queste figure un posto speciale lo occupa Lupin III, ladro gentiluomo ideato dal mangaka Monkey Punch, al secolo Kazuhiko Katō, la cui prima apparizione risale al 10 agosto 1967 sulle pagine della rivista settimanale Weekly Manga Action della casa editrice Futabasha. Il successo di questo manga è stato travolgente, tanto che dopo una prima stagione durata due anni ne seguirono altre, alcune scritte dallo stesso Katō (le Nuove Avventure nel 1971, i 18 episodi di Lupin Apprendista e la seconda serie Nuovo Lupin III del 1977) altre in cui compare come curatore (Lupin III del 1997, scritto da Satosumi Takaguchi e disegnato da Shusay), tutte pubblicate su Weekly Manga. Ma l’epopea di Lupin passa anche attraverso l’anime che sul finire degli anni ’70 è giunto anche in Italia durante la cosiddetta “invasione dei cartoni animati giapponesi” sulle nostre reti televisive. Panini Comics, attraverso l'etichetta Planet Manga, ha deciso di riproporre al pubblico italiano le primissime avventure di Lupin.

Durante la lettura di questi primi otto capitoli non si può non restare colpiti dalla freschezza e dalla bellezza delle tavole di Katō che, a distanza di quasi 50 anni, mantengono tutta la loro grandiosità. Ma procediamo per gradi e andiamo ad analizzare il contenuto di questo primo volume.

Le avventure realizzate da Monkey Punch sono liberamente ispirate al ciclo di romanzi di Maurice Leblanc incentrato sulla figura di Arsène Lupin, e infatti il nostro Lupin è il nipote del ladro francese. In questo primo ciclo di storie avremo un assaggio di tutta la sua abilità nei travestimenti, nella progettazione e attuazione di piani diabolici, nella fuga da situazioni impossibili e nella manipolazione mentale delle sue inconsapevoli vittime. Queste doti vengono bilanciate dal suo sorriso furbetto, dalla sua vitalità ed energia che vi travolgerà dalla prima all’ultima pagina. La positività di questo personaggio a tratti goffo, maldestro, sicuramente un buono, fanno quasi passare in secondo piano quella che è la sua principale attività: rubare. E proprio in questo contrasto tra valori positivi e negativi risiede il successo di Lupin, che può essere considerato un antieroe, in grado di accaparrarsi comunque le simpatie del pubblico con il suo essere. Non è da considerarsi un cattivo, dunque, in quanto privo di malvagità, ma semplicemente un elegante, vanesio, irriducibile ladro. Le sue mire sono dirette verso gioielli, quadri, opere d’arte di proprietà di persone ricche, uniche vittime dei suoi furti. Questo novello Robin Hood ha però un punto debole, le donne, di cui subisce particolarmente il fascino e il richiamo.

La riuscita caratterizzazione di Lupin viene esaltata ulteriormente dal cast di comprimari che sin da queste prime battute affiancano il ladro gentiluomo, a partire dal detective Koichi Zenigata, impavido tutore della legge costantemente frustrato nel suo intento di arrestare Lupin. Facciamo la conoscenza anche di Daisuke Jigen, abilissimo con la pistola, Goemon Ishikawa, maestro nell’uso della katana, e lei, la bellissima e suadente Fujiko Mine, machiavellica e prosperosa ladra pronta a sfruttare il proprio fascino pur di raggiungere i suoi obiettivi.

Lo schema narrativo utilizzato da Monkey Punch prevede storie singole autoconclusive ricche di sorprese e colpi di scena in cui solo nell’ultima pagina vengono svelate le macchinazioni dietro ogni colpo. La narrazione procede veloce, senza attimi di sosta e cali di tensione, con l’attenzione del lettore catturata dai dettagli disseminati qua e là. L'autore diverte e si diverte; non sono poche le sequenze di meta-fumetto con caricature, riferimenti a se stesso e battute dello stesso Katō. Il taglio delle storie è adulto, smaliziato, carico di tensione erotica in contrasto con le scelte della serie animata, spesso più scanzonata. Il tratto sinuoso e accattivante del mangaka accentua questa componente sessuale e conferisce alle immagini il giusto mood.

Di Lupin ormai è stato scritto e detto tanto, grazie anche alle opere che ne hanno tenuto vivo il mito nel corso degli ultimi anni, ma riscoprire queste storie è un piacere. Lupin III è senza ombra di dubbio uno dei capolavori della narrativa a fumetti nipponica e questa ristampa permetterà sia ai neofiti di questo affascinante mondo che ai cultori, di avvicinarsi al personaggio e lasciarsi catturare dal suo irresistibile fascino. Con un occhio sempre al portafoglio.

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