Lupi mannari, la recensione: un film imperfetto con la mentalità giusta

Il film Netflix con Jean Reno è tratto da un celebre gioco da tavolo francese. Ed è quello che in Italia (purtroppo) non si fa mai.

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Non è questione di bello o brutto. Il punto è che questo film in Francia si fa e da noi no. Quando è stata l'ultima volta che nel nostro paese si è cercato di fare un fantasy per ragazzi, collegato a un famoso gioco di ruolo (quindi con dimensione marketing intertestuale) e di prendere la cosa sul serio presentando missioni, effetti speciali, scenografie di livello ecc? Non un'operazione autoriale sulla fiaba (Il racconto dei racconti). Non un racconto Super da cosplayer, con la paura reverenziale del modello americano scritta in fronte (Il ragazzo invisibile). Solo un'ora e mezza di puro intrattenimento, pensata per un bersaglio preciso - le famiglie - e calibrata di conseguenza per raggiungerlo.

Quanto sarebbe facile fare qualcosa come l'incipit di questo film? Una famiglia gioca a Lupi mannari di Roccascura (popolarissimo boardgame francese degli anni '80). C'è un terremoto, notano che casa loro è diversa da come se la ricordavano, escono fuori e capiscono di essere stati proiettati indietro nel tempo al 1497, anno di ambientazione del gioco. Prendi Jumanji, lo incroci con una commedia sull'incontro fra epoche stile L'armata delle tenebre; ti ricordi di accennare a dei conflitti irrisolti fra i personaggi, e costruisci le dinamiche di gioco in modo che riflettano (e alla fine risolvano) quei conflitti.

È una mentalità industriale sana, che si fa ammirare anche in un film imperfetto come questo. Imperfetto non perchè gli effetti speciali non siano esattamente di primo livello: questo ci sta tutto visto il budget ed è pienamente giustificato dalla dimensione ludica di partenza, che fa accettare anche un fantasy più stilizzato. Ma perché la sceneggiatura non ha abbastanza frecce al suo arco per reggere un'ora e mezza di durata. L'umorismo non sarebbe da buttare: si scherza molto su questioni contemporanee, dal femminismo ai temi lgbt e razziali, trovando la risata nel confronto tra la modernità e un'epoca completamente diversa.

Passata la sorpresa dei primi minuti però il meccanismo tende a ripetersi: alcune gag funzionano, altre meno, e intanto la dimensione ludica non è purtroppo curata quanto quella comica. Per essere fedele al suo scopo Lupi mannari avrebbe dovuto lavorare di più sulla missione, i superpoteri e i meccanismi di gioco, che invece finiscono per fare da sfondo al talento comico dei (bravi) attori e attrici. È una strategia che paga a breve termine ma che fatica a tenere alta l'attenzione e a dare una conclusione soddisfacente al tutto, in quanto sacrifica e lascia in secondo piano gli sviluppi narrativi ricalcati sulle regole di Lupi mannari di Roccascura. Rimane un tentativo, ma è un bel tentativo da cui prendere spunto.

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