L'uomo sulla strada, la recensione
Tutto piegato su una prima pessima e solo alla fine capace di trovare la sua natura, L'uomo sulla strada non si salva all'ultimo
La recensione di L'uomo sulla strada, in uscita il 7 dicembre al cinema
È un peccato perché L’uomo sulla strada trova la dimensione migliore per Aurora Giovinazzo, attrice di grande impeto, forza fisica ed energia sullo schermo, perfetta per un ruolo come questo, capace di dare una credibilità che va oltre le doti recitative ad una ragazza irrequieta, desiderosa di vivere ma piena di traumi. Non è la classica muta che guarda l’infinito, è una che risponde per le rime, si agita, brama e si autodistrugge. Ma come detto anche a fronte di questo la trama poi è inesistente, è un susseguirsi di situazioni che portano avanti male lo sviluppo di relazioni e personaggi fino a che tutto non si ribalta.
Visto che la tensione intorno al mistero latita viene da rimpiangere che il film non abbia preso questa decisione dall’inizio, invece di arrivarci all’ultimo, così da trovare anche nelle prime parti quella sensibilità che fa capolino verso la fine, quando al contrario dei melò classici abbiamo la sensazione che il tempo lavori per aiutare i personaggi, che sia loro alleato e non nemico, purificandoli e preparandoli ad una nuova vita.