L'uomo nell'ombra - La recensione

Un giornalista viene chiamato per terminare l'autobiografia di un ex primo ministro inglese, ma quello che scopre lo mette in grave pericolo. Un thriller politico teso e dal gran finale, a conferma che il maestro Polanski è tutt'altro che finito...

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Recensione a cura di Francesco Alò

Titolo L'uomo nell'ombra
RegiaRoman Polanski
Voci originali
Ewan McGregor, Pierce Brosnan, Kim Cattrall, Olivia Williams, Tom Wilkinson uscita9 aprile 2010 La scheda del film

Dopo Appuntamento con l'amore mi sono innamorato di L'uomo nell'ombra di Roman Polanski. Sono due film agli antipodi, ma il film di Polanski è un grande thriller politico, che mi ha ricordato molto uno dei suoi tanti capolavori, L'inquilino del terzo piano. Come il povero Trelkovsky del film ambientato a Parigi, anche Ewan McGregor si ritrova a condurre una vita in parallelo con una persona morta poco prima dell'inizio del film. Lui, McGregor, è un ghostwriter che prende il posto di un altro ghostwriter, entrando così nella vita di un ex premier britannico che si trova in una sorta di esilio in un'America non riconoscibile.

In primis, trovo meraviglioso il non-luogo astratto in cui si svolge gran parte della storia: una casa isolata in un deserto di dune battute dal vento di cui non sappiamo la collocazione precisa. Il disorientamento geografico serve a rendere la storia un dramma psicologico che usa il thriller politico per raccontare dei grandi temi come l'ambizione, il doppio gioco e la crudeltà degli esseri umani, argomenti carissimi al sopravvissuto dell'Olocausto Polanski.

A questo riguardo, L'uomo nell'ombra appartiene alla fase hitchcockiana di Polanski, come Frantic e La nona porta. Musica tesissima, personaggi caratteristi dalle facce azzeccatissime anche per una sola battuta (come un ottimo Eli Wallach), la trasfigurazione del dettaglio (la macchina all'inizio del film) e l'eleganza dei modi che nasconde la spietatezza di un cuore nero. L'astrattismo scenografico permette a Polanski di giocare con inseguimenti nel nulla, battute taglienti e un complottismo esasperato che renderà felici i paranoici come Oliver Stone.

Tutto questo non sarebbe stato possibile senza un'attrice, Olivia Williams, che sicuramente grazie a questo film diventerà un volto noto anche al pubblico italiano dopo anni e anni di grandi interpretazioni invisibili ne Il sesto senso, Rushmore e il recente An Education. Bravissimi anche Ewan McGregor, che di solito non amo per via delle sue due sole espressioni (col sorriso e senza) e Pierce Brosnan, a cui vuoi un gran bene (e quando vedrete la fine del film capirete perché è stato così utile avere un attore carismatico ed empatico come lui in questo ruolo). A questo proposito, è chiarissimo che il personaggio del romanzo di Robert Harris e che ha il volto di Pierce Brosnan è Tony Blair, che è passato dall'essere il povero diavolo di The Queen (dove aveva il volto di Michael Sheen) a un ricco diavolo vendutosi agli americani nell'ultima parte della sua carriera politica, quando ha deciso di appoggiare la guerra in Iraq.  L'unica nota stonata è Kim Cattrall: cosa c'entra un'attrice conosciuta solo per Sex and the City in una pellicola del genere? Ma al maestro Polanski perdoniamo volentieri qualche piccola sbavatura...

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