L'Uomo della Legione, la recensione
L'Uomo della Legione è il terzo straordinario volume della serie monografica che NPE ha dedicato a Dino Battaglia
Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.
Come si intuisce dal titolo e dalla copertina siamo in Africa, tra le fila della Legione Straniera, l'unità speciale dell'esercito del paese transalpino costituita da Re Luigi Filippo nel 1831 a supporto della guerra in Algeria; qui, nel 1921, si svolge la vicenda esposta nel volume. Il corpo, inizialmente caratterizzato dall’essere composto soltanto da volontari di cittadinanza straniera con pendenze penali, criminali e diseredati, attraverso un disciplina e un rigore esemplare si è trasformato presto in una formazione d'élite.
Nell'immaginario collettivo ha poi assunto una connotazione pseudo-fantastica legata alla fuga o alla cancellazione del proprio passato, emblema di una ricerca della rivincita nei confronti di un'esistenza costellata di errori e fallimenti.
L'ex ufficiale e l'ex soldato si ritrovano insieme, arruolati nella Legione, compagni in una spericolata missione nel deserto per portare soccorso al forte Boubot, assediato dal nemico. La sorte offre loro la possibilità di confrontarsi nuovamente sul campo e dimostrare una volta per tutte chi dei due abbia ragione. In un rapido, esemplare scambio di battute viene magistralmente sintetizzata la contrapposizione:
- Il coniglio si è fatto leone, Moreau.
- Il coniglio resta coniglio, Desay. La natura umana non cambia.
Dino Battaglia è forse il più grande tra i maestri del nostro fumetto, senza dubbio il più completo. Dotato di uno stile unico nel piegare al proprio volere luci e ombre, bianchi e neri, in questo lavoro attinente alla piena maturità emerge un uso del colore funzionale e creativo.
In prima istanza stempera il realismo e la drammaticità della vicenda conferendole un alone estemporaneo, poetico e surreale. Nel secondo caso raggiunge con l'utilizzo del tampone - e grazie al contributo fondamentale della moglie, Laura De Vescovi - un effetto che ricorda quasi un fenomeno naturale. Nuvole di diverse polveri cromatiche, per magia, come guidate da una forza invisibile, si addensano sul foglio e pervengono a un ordine dando luogo a forme, tramutandosi in immagini stupefacenti.
L'Uomo della Legione è un'opera che rasenta la perfezione nel soggetto, nella sceneggiatura, nella regia e nei dialoghi. È una graphic novel ante litteram con una modernità narrativa e una qualità estetica straordinarie. È un gioco di equilibri sottili tra linguaggio epico e lirico, senza buoni né cattivi, senza una prospettiva privilegiata. Le motivazioni del conflitto e le ragioni delle parti non trapelano; la situazione contingente è solo un potente artificio per raccontare, un fertile sostrato in cui favorire la riflessione, alimentare i dubbi suggellati da uno struggente finale.
Chissà... forse sono i leoni ad aver torto...