L'uomo delle castagne: la recensione

L'uomo delle castagne è un classico, breve giallo nordico, scandito da atmosfere cupe e detective tormentati

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L'uomo delle castagne: la recensione

La miniserie danese L'uomo delle castagne (The Chestnut Man) è tratta da un romanzo scritto da Soren Sveistrup. Si tratta di un nome che ai più potrebbe non dire molto, ma che conta più di qualcosa se andiamo a parlare del cosiddetto giallo scandinavo. Sua è infatti la realizzazione di Forbrydelsen, serie danese meglio nota con il titolo internazionale di The Killing, e da cui venne tratta una ancor più famosa serie con Mireille Enos. Nel 2018, l'autore televisivo si è cimentato con i romanzi, e la sua prima opera è questo L'uomo delle castagne da cui è stata tratta una miniserie uscita su Netflix. Si tratta di un classico, rapido giallo nordico, scandito da atmosfere cupe, detective tormentati e immancabili drammi familiari. Se siete amanti della ricetta, troverete qualcosa che vi soddisferà.

La storia ha come protagonista la investigatrice della polizia Naia Thulin (Danica Curcic), che vive con la figlia Le (Liva Forsberg) a Copenaghen. Vorrebbe cambiare area, anche per stare di più con la figlia, ma invece viene assegnata al caso dell'omicidio di una donna e messa a collaborare con un nuovo partner, Mark Hess (Mikkel Boe Følsgaard). Intanto, si sovrappone la storia di una ministra, Rosa Hartung (Iben Dorner), che torna al lavoro dodici mesi dopo la scomparsa della figlia Kristine e la confessione di un killer. Nuove piste tuttavia riaprono il caso, mentre tutto sembra collegato a un serial killer legato a delle piccole figure fatte con le castagne.

Come detto, la formula della miniserie è nota e piacerà agli amanti del genere. Gli scandinavi interpretano il thriller poliziesco sempre con una certa cupezza di fondo, e spesso mostrano i riflessi della trama sugli stessi detective. Sarà anche questo il caso, nel momento in cui notiamo che le tematiche della serie hanno un riflesso sul comportamento di Thulin e la sua presunta assenza nei confronti della figlia. Al termine della visione del finale, si potrebbe sottotitolare L'uomo delle castagne con "Uomini che odiano le madri". C'è un senso di malessere strisciante, qualcosa che palesemente affonda le radici in eventi di decenni prima (ce lo mostra la prima scena) e poco a poco capiremo perché.

Il tono della serie è monocorde e non si concede troppe deviazioni rispetto al suo obiettivo. Ciò rende la scrittura focalizzata e dal ritmo costante, permettendo di rimanere attenti fino alla fine della visione. Ci saranno le consuete piste sbagliate, errori da perdonarsi, storie da riscrivere, ma tutto viene ricondotto ad una visione unitaria, e tutto fa soprattutto parte di un disegno più grande da decifrare. Con appena sei puntate in totale, L'uomo delle castagne si presenta come una visione agevole e facile nonostante il tema tragico e il tono cupo, un prodotto che conquisterà i fan del giallo nordico.

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