L'uomo delle castagne: la recensione
L'uomo delle castagne è un classico, breve giallo nordico, scandito da atmosfere cupe e detective tormentati
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La miniserie danese L'uomo delle castagne (The Chestnut Man) è tratta da un romanzo scritto da Soren Sveistrup. Si tratta di un nome che ai più potrebbe non dire molto, ma che conta più di qualcosa se andiamo a parlare del cosiddetto giallo scandinavo. Sua è infatti la realizzazione di Forbrydelsen, serie danese meglio nota con il titolo internazionale di The Killing, e da cui venne tratta una ancor più famosa serie con Mireille Enos. Nel 2018, l'autore televisivo si è cimentato con i romanzi, e la sua prima opera è questo L'uomo delle castagne da cui è stata tratta una miniserie uscita su Netflix. Si tratta di un classico, rapido giallo nordico, scandito da atmosfere cupe, detective tormentati e immancabili drammi familiari. Se siete amanti della ricetta, troverete qualcosa che vi soddisferà.
Come detto, la formula della miniserie è nota e piacerà agli amanti del genere. Gli scandinavi interpretano il thriller poliziesco sempre con una certa cupezza di fondo, e spesso mostrano i riflessi della trama sugli stessi detective. Sarà anche questo il caso, nel momento in cui notiamo che le tematiche della serie hanno un riflesso sul comportamento di Thulin e la sua presunta assenza nei confronti della figlia. Al termine della visione del finale, si potrebbe sottotitolare L'uomo delle castagne con "Uomini che odiano le madri". C'è un senso di malessere strisciante, qualcosa che palesemente affonda le radici in eventi di decenni prima (ce lo mostra la prima scena) e poco a poco capiremo perché.