L'Uomo d'Acciaio - la recensione della colonna sonora
Ecco la nostra recensione della colonna sonora dell'Uomo d'Acciaio, composta da Hans Zimmer e disponibile in due versioni...
Recensione a cura di Gianluca Dadomo
Detto questo, è appurato che buona parte della squadra di Man of Steel vede il ricongiungimento di una partnership consolidata con un'altra serie di blockbuster estivi: la trilogia del Cavaliere Oscuro. Con Christopher Nolan come produttore è salpato a bordo anche il compositore Hans Zimmer, viste le recenti collaborazioni per la soundtrack degli ultimi Batman e di Inception.
La colonna sonora da noi analizzata è la Deluxe Edition, già disponibile in digital download e dal 18 giugno anche nella versione fisica. Le ultime due tracce della Standard Edition sono le prime del pacchetto Deluxe, quindi un totale di 6 canzoni inedite di cui parleremo più avanti.
La soundtrack rispecchia perfettamente il nuovo sguardo su Clark Kent, una visione insolitamente dark per Superman ma coerente con il panorama che Nolan e Goyer hanno disegnato. Il rimando al Cavaliere Oscuro è tangibile soprattutto perché Zimmer fa un largo uso di tamburi martellanti e di una sintetizzazione ritmica che ormai è diventata il suo personale marchio di fabbrica.
La prima parte dell’album è composta dalle tracce della standard edition che brilla per lo più nella tracce di “Look to the stars”, “Terraforming” e “Flight”. La canzone “What are you going to do when you are not saving the world” è il tema già sentito nel terzo trailer e si pone come una summa delle altre melodie; se non vi piace quest’ultima, difficilmente troverete altri spunti originali dato che il resto dell’album è una ridondanza , più o meno elaborata, dei singoli sopracitati.
Ascoltando più volte il componimento si può rintracciare l’eco di Inception e di alcuni motivi ricorrenti soprattutto dell’ultimo Pirati dei Caraibi - Oltre i Confini del Mare; il richiamo al canto delle sirene e ai lontani e leggerissimi tintinnii sono maggiormente riscontrabili nell’elegiaco “Look to the Stars” e in “Sent here for a reason”, come del resto il coro e gli echi che facevano di Batman un martire con “Rise” trovano una nuova veste in “Launch” e “Goodbye my son”.
La massima epicità si realizza con “If you love this people”, un vero zoo di stili che colpisce per la dinamica e la particolare conclusione con un violino dal richiamo lugubre. La spinta propulsiva continua con l’assordante schianto di “Terraforming” e termina con il trionfale “Flight”, abbellito dal singolare sound della chitarra elettrica che ha reso celebre “Dream is collapsing” in Inception. La musica che Zimmer elabora stempera le iniziali voci femminili con deformate sirene extraterrestri, puntando alla seria trattazione della crescita e dell’identità che si dimostra completa nel finale ma che lascia dietro sé altri motivi altrettanto fondamentali come quelli del patriottismo e del romanticismo; parliamo di mancanze che già alla decima traccia risultano pesanti e rendono l’intero componimento un po’ piatto e monocorde.
Come si può intuire, la colonna sonora non brilla per originalità e anche questa produzione sonora è vittima di un rimescolamento di temi che negli ultimi anni ha un po’ distinto il lavoro del compositore tedesco. Tuttavia la composizione è godibile e il pubblico mainstream rimarrà piacevolmente sorpreso dal mix di epopea e oscurità raggiunto.
La sensazione è che Zimmer abbia risparmiato qualche idea. La colonna sonora di Man of Steel non si distingue per la stessa freschezza che portava Batman Begins e la mancanza di originalità per un progetto così nuovo rivela una irregolarità e una inadeguatezza di composizione che ci si augura sia dovuta ad una strategia di economia. Zimmer negli ultimi anni ha lavorato per diverse trilogie di blockbuster, dalla già detta di Batman a quella del film d’animazione Madagascar, e lungo il percorso ha più volte reinventato e ripreso se stesso, al punto che le recenti pubblicazioni mostravano novità solo nelle tracce riservate ai villain del film. Pensiamo al “Why so serious” di Joker e “Gotham’s reckoning” di Bane: sono piccoli gioielli che da soli rinvigorivano una soundtrack che riprendeva il primo capitolo. A parte il felice intermezzo di Inception, Zimmer si ispira da tempo alle sue vecchie partiture. Il piano minimalista di “Time” che concludeva così magnificamente il viaggio di DiCaprio lo abbiamo ritrovato in “Nothing out here”, quando Alfred e Bruce si danno l’addio, e qui in Man of Steel lo riconosciamo, in una salsa di echi lontani e cori celebrativi, in “Look to the stars”. E’ possibile che le continue procrastinazioni di Zimmer (che avevano lasciato perplesso anche Nolan per The Dark Knight Rises) siano lo specchio di una mancanza di idee che il maestro ha voluto arginare a questo turno, tenendo per sé alcuni inediti pezzi da rimaneggiare in vista di un eventualissimo sequel. Questa è una speranza che troverà conferma solo negli anni. Se così non fosse, non potremmo che conciliarci con le sue prime dichiarazioni e ammettere che anche un gran compositore come lui sia inadatto a vestire alcune pellicole.
Il secondo disco spicca per la traccia “Man of Steel (Hans’ Original Sketchbook)”, ovvero una demo delle prime intenzioni di Zimmer lunga circa 28 minuti in cui è ancora più chiara la direzione dark imboccata. Il paragone con le tracce della prima parte evidenzia naturalmente l’acerbità della versione sketch ma le sonorità non sono poi tanto diverse. Questa piacevole aggiunta è l’ultimo singolo dell’edizione standard e, considerando che le altre 6 tracce sono di natura simile a quelle già ascoltate, il digital download della Deluxe edition è sconsigliabile. Parere opposto se si parla della copia fisica, visto che la confezione Deluxe è molto elegante e la differenza esigua di prezzo giustificano l’acquisto di una Limited Edition.
Nel complesso siamo di fronte a una soundtrack funzionale alle esigenze di Snyder e del team Nolan-Goyer che trionfa nel compito di abbuiare Superman e così proporlo alla generazione attuale. Il primo ascolto fa gridare al miracolo per la forte epicità e le strambe distorsioni di canti e echi in chiave fantascientifica. Gli ascolti successivi invece rischiano di fare da sveglia e quel che si definiva memorabile si scontra con una ripetitività sonora che preclude l’innalzamento dell’opera al grado di capolavoro.
Non escludiamo che dopo l’uscita del film e il conseguente amalgamarsi dei suoni con l’immagine gli appassionati troveranno la colonna sonora più godibile e adatta alla storia. L’analisi qui proposta, essendo fatta prima della visione del film, ha beneficiato solo dell’immaginazione e delle veloci clip dei trailer per cui non vuole porsi come uno sguardo complessivo all’intera macchina suono/immagine che Warner libererà il 20 giugno.