L'uomo che ama

Roberto pensa di aver trovato la storia della sua vita, dopo una lunga relazione finita male. Noiosissimo polpettone, che non viene sollevato dalla presenza di Pierfrancesco Favino e Monica Bellucci...

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Recensione a cura di ColinMckenzie

TitoloL'uomo che amaRegiaMaria Sole TognazziCastPierfrancesco Favino, Xenia Rappoport, Monica Bellucci, Marisa Paredes, Piera Degli Esposti
Uscita24 ottobre 2008 

L'uomo che ama inizia con dei disegni bellissimi, che nel film vengono descritti come opera di malati mentali. E' il momento più emozionante e intenso della pellicola. Il problema è che forse è l'unico, a parte una scena che però sembra scopiazzata dal Patrice Chéreau di Son Frère. In effetti, ora si capisce perché si sono promosse tanto le scene di sesso tra la Bellucci e Favino (solita solfa, peraltro girate in maniera artificiosa e poco coinvolgente): non c'è null'altro da vendere.

D'altronde, trattasi di classica pellicola antonioniana sull'incomunicabilità, sui sentimenti e su quel grande mistero che è l'amore. Tutte cose raccontate con dialoghi pseudointellettuali e con una profondità falsissima, che ti fanno pensare che qualsiasi trentenne saprebbe descrivere meglio i suoi sentimenti e raccontarci una storia più interessante di questa.

Quanti conflitti che sfociano nella volgarità possiamo vedere nel cinema italiano per non esprimere una forte stanchezza e noia? E quando Marisa Paredes (a proposito, l'effetto doppiaggio sul suo personaggio è ridicolo: serviva proprio prendere una tale icona straniera per utilizzarla così?) si mette a filosofeggiare sulla morte, la vita e i mariti che ti cornificano con un'altra più giovane, l'occhiata all'orologio è d'obbligo. E lo sguardo cade al polso anche nel finale, quando ci ritroviamo di fronte al fratello del protagonista in una crisi che lo porta a cambiare assolutamente personalità e a dire cose insulse spacciate per grandi verità. Quando spunta la lettera, è una condanna a morte (ma per lo spettatore, purtroppo, non per i protagonisti del film).

La regia e la fotografia (di Arnaldo Catinari) sarebbero anche interessanti, ma ad un certo punto sanno di falso ed artificioso, in un prodotto che vorrebbe invece tanto essere sincero nella descrizione di sentimenti importanti. Lo stesso senso di falso si ha nella scelta narrativa che la regista compie a metà film e che francamente è poco comprensibile. Se voleva suscitare una sorpresa, ovviamente i numerosi indizi nel racconto non la rendono tale. Altrimenti, difficile emozionarsi di fronte a situazioni di cui già conosciamo la conclusione. E a proposito di fastidio, perché i protagonisti di queste storie (o almeno i loro genitori) devono essere straricchi e abitare in residenze con vista sul lago che neanche George Clooney? Poi, almeno, non si lamentino se si parla di cinema radical chic e di realizzatori fuori dalla realtà delle persone.

Per quanto riguarda gli interpreti, il film è un one man show di Favino (presente praticamente in tutte le inquadrature), che tuttavia in certi momenti è eccessivo, nei gesti e nelle smorfie. L'impressione è che questo attore debba fare molta attenzione per il futuro, perché se continuerà a scegliere ruoli del genere la sua carriera non promette nulla di buono. Per quanto riguarda Monica Bellucci e Xenia Rappaport, sarebbe meglio considerarle 'non giudicabili', considerando che i loro ruoli sono talmente piatti che neanche Meryl Streep avrebbe potuto fare molto.

In sintesi, se il buon giorno si vede dal mattino, questo Festival di Roma non promette grandi cose. Di sicuro, temo proprio che il botteghino sarà impietoso con questa pellicola...

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