Nove Lune E Mezza, la recensione
Una maternità per due donne in una commedia che è retta solo dagli assoli di alcuni attori, troppo poco per Nove Lune e Mezza
Lo spunto di una donna che sceglie di farsi innestare l’ovulo fecondato della sorella per aiutarla ad avere il figlio che non riesce ad avere, addossandosi quindi una gravidanza senza poi avere un figlio, è pieno di promesse e molto concreto, vitale e addirittura giustamente equivoco. È semmai in tutto il resto che questo film inspiegabilmente lunghissimo difetta, dalla capacità inventare snodi a sufficienza per arrivare alla fine fino a quella di scriverli, per non dire metterli in scena, in modo che si presentino come un racconto armonico, fluido e piacevole. Nessuno pretende addirittura un senso, sarebbe davvero troppo, ma almeno un po’ di mestiere anche per un esordio, a partire almeno dalla scelta di una colonna sonora minimamente decente (come mai le commedie italiane sono soddisfatte dall’avere musiche così terribili? Perché vanno bene a tutti? Perché nessuno si sente in diritto di pretendere standard un po’ migliori?).
Come spesso avviene nelle commedie prive di un’idea di regia, quelle che non possono lasciare alla messa in scena l’incombenza di creare l’equilibrio tra sentimentale e coinvolgente, anche questa sceglie di affidarsi in toto agli attori, inquadrarli e lasciare (o sperare) che creino loro la magia. Come logica conseguenza il risultato non sarà un film unitario, solido, che corre sicuro e spedito ma un percorso altalenante che ha intensità e riuscite diverse a seconda di chi è inquadrato. Ancora peggio, sembra che Nove Lune e Mezza abbia qualche difficoltà a far interagire i personaggi, quindi anche gli attori più in forma aiutano il film unicamente nei loro assoli. Non è un caso infatti che tutte le parti con Lillo girino molto meglio, siano più dinamiche e abbiano un tono decisamente più centrato delle altre.