Luna 2069, la recensione
Nonostante non sia una delle opere più brillanti di Leo Ortolani, in Luna 2069 ci sono diversi passaggi ispirati sia livello narrativo che artistico
Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.
Nonostante il cambio di editore - da Panini Comics a Feltrinelli Comics - il progetto sembra ad esempio voler ricalcare quanto fatto un paio di anni prima: le dimensioni del volume sono le medesime e la campagna promozionale ha riproposto la spedizione dell'albo al di fuori dell'atmosfera terrestre. Di contro, il protagonista della storia è Fortunato, un astronauta modellato sulle fattezze di Luca Parmitano; è una prima divergenza, dato che nel precedente fumetto a tema spaziale figurava tranquillamente Paolo Nespoli, senza bisogno di espedienti volti a confondere le acque.
Tali ambiguità rendono evidenti una leggera stonatura: i due fumetti sono così simili e così differenti nella loro impostazione da non rendere netta la volontà di sfuggire o meno da una possibile continuità con C'è spazio per tutti.
"Non si tratta di uno dei lavori più brillanti del fumettista parmense, ma non mancano passaggi ispirati sia a livello narrativo che artistico."Ci sono però due momenti particolarmente ispirati, e sono quelli più focalizzati sull'aspetto umano della vicenda. Come si sente un astronauta che non viene mandato in missione? Tra le vignette che trattano questo tema riecheggiano le avventure in cui Rat-Man aveva deciso di non indossare più il suo costume da super eroe: cosa fa una persona quando viene spogliata dall'attività che lo definisce? Uno spunto molto interessante, che in un'altra storia avrebbe potuto prendere più spazio; questa, invece, richiede ovviamente che i personaggi partano per lo spazio.
A quale costo avviene questa partenza? A cosa rinuncia un uomo che vede esaudito il suo sogno di viaggiare tra le stelle? Nel rispondere a queste domande, Luna 2069 propone un more of the same di Leo Ortolani, e chi conosce la sua produzione sa bene cosa aspettarsi. Non si tratta di uno dei lavori più brillanti del fumettista parmense, ma non mancano passaggi ispirati sia a livello narrativo che artistico.
Ciò detto, Rat-Man appare ormai come la copertina di Linus che l'autore porta con sé lungo la sua carriera. In questo caso la presenza del super eroe - seppur in incognito - risulta quasi fuori luogo, e abbiamo la sensazione che possa aver limitato le potenzialità del racconto.
Considerando il talento di cui dispone, non vediamo l'ora di leggere opere più ambiziose e coraggiose di Leo Ortolani.