L'ultima parola: la vera storia di Dalton Trumbo, la recensione
La vera storia di Dalton Trumbo di suo ha avuto un andamento da film ma quello che qui fa la differenza è la prestazione superlativa di Cranston
Non c’è davvero da stupirsi se Bryan Cranston si trovi quest’anno tra i nominati agli Oscar, la maniera in cui decide di rappresentare non tanto la persona Dalton Trumbo, ma le sue paure e le vie per le quali la condizione in cui viveva influiva sulla sua personalità, ha del fenomenale e può essere considerata una delle punte maggiori dell’arte della recitazione contemporanea. Sia dal punto di vista della delicatezza dei piccoli gesti, sia da quello dell’eccesso delle grandi sparate, che infine nella varietà di volti ed espressioni differenti (sembra che quell’uomo non provi mai la stessa emozione visto come Cranston varia la sua interpretazione) o ancora nella falsità che riesce ad esibire (si veda all’inizio quando, presente sul set, ride tra il fiero e l’imbarazzato ad una battuta di Edward G. Robinson), Trumbo non è mai reale ma sempre finto eppure concreto, credibile, comunicativo.