L'Ultima Ora, la recensione
La nuove generazioni più dotate di Francia hanno un piano terribile in mente, L'Ultima Ora mostra un cinismo mai temperato dalla morale
Un professore di una classe di studenti molto dotati ha tentato il suicidio e ora un supplente prende il suo posto. Gli studenti sono stati selezionati tra i migliori della scuola e riuniti nella medesima classe per dare il meglio. Tra di loro c’è un gruppetto molto uniti e sono i più arroganti, ragionano con una netta inflessibilità e non sembrano interessati a niente che non siano i loro principi e i loro, misteriosi, obiettivi.
Tutto è ambientato in una zona vicino ad una centrale nucleare, c’è la maturità che si avvicina e questo gruppetto si riunisce per fare “prove di morte”, si picchiano, arrivano vicini al soffocamento.
L’impressione è che il supplente protagonista sia finito in un mondo assurdo, paradossale e allucinato, che è il primo a non capire, in cui a nessuno interessa della stranezza di questi ragazzi che ragionano e i muovono come un’entità collettiva, come un branco coordinato e unito e solo lui li segue, li indaga e li mette nell’angolo. Per questo ne è odiato profondamente. Forse sono loro allora che gli riempiono casa di insetti, che gli hanno rubato il computer e che gli fanno telefonate ansimanti di continuo. Quel mondo assurdo però, forse, è solo una visione più lucida della nostra realtà, magari enfatizzata ma non per questo falsa. Ne contiene le medesime contraddizioni e ne rappresenta i medesimi problemi.
Questo gruppo di ragazzi così antipatici, apatici, distanti e arroganti, il meglio della Francia, le menti più preparate, già un anno avanti sugli studi, interessati all’ambiente, integralisti e pronti a qualsiasi efferatezza sono sia una speranza che una delusione. Non c’è davvero una visione unica in questo film che ha il grande merito di scatenare solo dubbi, domande e questioni senza davvero parteggiare per nessuno (per questo è un peccato che alla fine finisca con dei monologhi moralisti con lo sguardo in camera).
Sebastien Marnier non dice mai se davvero non veda scampo o se la mancanza di prospettive verso il futuro non sia una sclerosi delle nuove generazioni che le tarpa, non ha interesse a puntare il dito verso dei colpevoli, anche se i suoi protagonisti hanno le idee molto chiare, e questo film riesce a presentare una questione contraddittoria senza svicolare o risolvere nemmeno una di queste contraddizioni.