L'ultima cosa che mi ha detto, la recensione

L'ultima cosa che mi ha detto non convince con gli elementi legati al mistero, ma Jennifer Garner offre una buona interpretazione

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La recensione della serie L'ultima cosa che mi ha detto, disponibile su Apple TV+

Il romanzo scritto da Laura Dave L'ultima cosa che mi ha detto è diventata una serie tv con star Jennifer Garner. L'adattamento per il piccolo schermo dovrebbe intrecciare un mistero da risolvere con dei complicati rapporti in famiglia, non riuscendo però a distinguersi da progetti analoghi o trovare un approccio che renda plausibili alcune delle rivelazioni che vengono compiute nella seconda metà della stagione.

La trama di L'ultima cosa che mi ha detto

Hannah (Jennifer Garner) è un'artista nel lavorare il legno ed è sposata felicemente con Owen (Nikolaj Coster-Waldau) da oltre un anno e mezzo. La donna ha invece un rapporto ancora complicato con la sedicenne Bailey (Angourie Rice), la figlia di Owen che non sembra avere intenzione di avvicinarsi alla moglie del padre. La situazione della famiglia cambia radicalmente quando Owen scompare improvvisamente, lasciando alla moglie un messaggio in cui chiede di proteggere la figlia e alla ragazza dei soldi, il tutto mentre l'FBI inizia a indagare sulla compagnia per cui lavora l'uomo con l'accusa di appropriazione indebita.
Hannah e Bailey iniziano quindi a indagare per scoprire cosa è accaduto, compiendo però delle scoperte inaspettate, e pericolose, sul passato.

Poca tensione per un thriller sottotono

La narrazione si concentra sul tentativo di scoprire ciò che si nasconde nella vita di Owen e sull'evoluzione che contraddistingue il rapporto tra Hannah e Bailey. Il primo dei due elementi del racconto è quello che delude durante la visione: più ci si addentra nel passato di Owen più la plausibilità della sua storia diminuisce. Se tra le pagine l'indagine delle due protagoniste potrebbe risultare credibile, nella sua versione televisiva ha troppi passaggi a vuoto e momenti irrazionali. Quando i vari tasselli del puzzle vanno finalmente al loro posto ci si rende poi conto che la storia di Owen avrebbe meritato uno spazio maggiore e possedeva un potenziale narrativo totalmente inespresso, risultando invece un elemento discordante nell'insieme nella serie. Da improbabili incontri con professori universitari, che comunque regalano per la gioia dei fan una piccola reunion di Alias, a tentativi di ottenere informazioni mentendo sulle proprie intenzioni in un bar, passando per le interazioni a distanza con un'amica la cui storia non viene mai sviluppata a dovere, L'ultima cosa che mi ha detto fatica a rendere la soluzione del mistero davvero rilevante.
A convincere di più è invece il modo in cui emerge progressivamente l'affetto di Hannah per Bailey e come la giovane inizia a far cadere le proprie barriere per avvicinarsi alla moglie di suo padre, nonostante un'esteriorità all'insegna di rabbia adolescenziale e ferite interiori che devono ancora rimarginarsi. Da questo punto di vista dispiace quindi davvero molto che tra le due protagoniste femminili non ci siano maggiori interazioni al di fuori da quelle legate alla ricerca di Owen.

Due protagoniste convincenti

Se il mistero e la sua soluzione, soprattutto nelle battute finali in cui la storia risulta sopra le righe e poco credibile, non soddisfano mai pienamente, lo stesso non si può dire delle interpretazioni. Aisha Tyler e Geoff Stults, al centro di un racconto quasi parallelo, sono putroppo utilizzati in modo del tutto superficiale, lasciando il desiderio di vedere ulteriori interazioni tra i loro personaggi, che dimostrano in più scene di avere un feeling perfetto per aggiungere una dimensione più ironica e leggera al racconto. Nikolaj Coster-Waldau, nelle poche sequenze in cui appare, lascia invece il segno con una buona interpretazione costruita sulle emozioni.
A giustificare comunque la visione di una serie poco incisiva è Jennifer Garner che riesce a dimostrare la sua bravura nonostante un materiale senza particolare spessore. L'attrice fa emegere il lato più vulnerabile e protettivo di Hannah e sa equilibrare la scontrosità che contraddistingue Bailey, ben interpretata da Angourie Rice che attribuisce alla teenager le giuste sfumature per renderla credibile nel susseguirsi di eventi ed emozioni.
La protagonista, coinvolta nel progetto anche come produttrice in collaborazione con la Hello Sunshine di Reese Witherspoon, sostiene così sulle proprie spalle un progetto che ha comunque degli aspetti molto apprezzabili come le interessanti scelte musicali compiute nelle varie puntate e un ritmo coinvolgente che permette di non annoiare mai lo spettatore. La struttura delle puntate, con un cliffhanger in ogni capitolo, sembra un po' troppo vecchio stile e poco in linea con la possibilità che venga effettuato un binge watching delle puntate, tuttavia nell'insieme la serie delude un po' chi si potrebbe attendere un'atmosfera maggiormente in linea con un thriller rispetto a un'esplorazione legata al concetto di famiglia e di maternità.

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