Luke Cage: la recensione dei primi sette episodi in anteprima!

Per la terza volta Marvel e Netflix riescono a legare l'identità del supereroe al tema della stagione: la recensione dei primi sette episodi di Luke Cage

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La fortunatissima collaborazione tra Marvel e Netflix si prepara a tornare sulla piattaforma streaming. Dopo Daredevil e Jessica Jones, arriva Luke Cage, terzo tassello del mosaico che poi andrà a comporre la base per Defenders. I 13 episodi della stagione arriveranno su Netflix, come di consueto rilasciati tutti insieme, il prossimo 30 settembre. Avendo avuto la possibilità di vedere in anteprima le prime sette puntate dello show, possiamo tracciare un primo bilancio della serie che, tra conferme stilistiche e qualche sorpresa nella storia, conferma il trend molto positivo di questo piccolo universo supereroistico metropolitano.

La storia è ambientata alcuni mesi dopo gli eventi di Jessica Jones, nel quartiere di Harlem. Luke Cage ha un doppio lavoro, tiene la testa bassa, allontana ogni possibile situazione compromettente. D'altra parte il destino, che in queste storie sembra sempre tendere una mano a chi ha le maggiori responsabilità, lo chiamerà in causa, e Luke sarà costretto a scegliere chi vuole essere per il suo quartiere e la sua gente. La nemesi in questo caso è rappresentata dal boss Cornell "Cottonmouth" Stokes, interpretato da Mahershala Ali (decisamente più sopra le righe rispetto al personaggio compassato di House of Cards). Dall'altra parte della barricata anche il criminale Shades, interpretato da Theo Rossi (Sons of Anarchy), qui in un ruolo meno scontato di quanto potremmo pensare, e la pericolosa Mariah Dillard (Alfre Woodard), cugina di Cornell.

Vicino a Luke si muovono delle figure-guida, che lo aiuteranno in vari modi a interpretare il suo ruolo nel mondo. Si tratta di Pops (Frankie Faison), barbiere e punto di riferimento della comunità di Harlem, di Misty Knight (Simone Missick), una detective dal carattere forte, e ancora una volta Claire Temple, l'infermiera interpretata da Rosario Dawson, che riprende il suo ruolo per la terza volta.

Chi ha amato la caratterizzazione di Luke Cage in Jessica Jones ritroverà lo stesso personaggio, la stessa furia controllata, la stessa fragilità e confusione che emergono a tratti nascoste dalla pelle corazzata. Luke è un personaggio continuamente in bilico tra l'agire e il timore di allungare la mano per afferrare il suo destino. Matt Murdock è un personaggio che ha già scelto di muoversi, ma che deve convivere ogni giorno con le contraddizioni della sua scelta; Jessica Jones forse voleva fare la differenza, ma qualcosa che si è spezzato dentro di lei le ha impedito di continuare sulla sua strada; Luke Cage ha paura. Qualunque dubbio sulle possibilità di Mike Colter di reggere sulle spalle il peso di una serie intera viene ben presto superato: veicola in ogni secondo i sentimenti di questo "gigante di vetro" che soffre per sé e per la sua gente, che prima di scatenare la forza bruta valuta ogni possibilità.

Chi ha amato la caratterizzazione di Luke Cage in Jessica Jones ritroverà lo stesso personaggio

L'altra grande protagonista di cui non abbiamo parlato è Harlem. Ancora una volta ogni piccola porzione dell'universo Marvel-Netflix trova il modo per legare l'identità profonda del suo eroe al tema centrale della narrazione. Daredevil, avvocato-giustiziere, è evidentemente legato all'amministrazione del bene e del male; Jessica ha un'identità femminile in un mondo di donne soffocate da legami; Luke è l'esponente che può fare la differenza in una comunità afroamericana in cui mancano le prospettive future. In un momento decisivo, Luke dirà di non credere in Harlem, ma nella gente che lo abita. Il paragone con The Wire avanzato da un produttore probabilmente è eccessivo, ma è chiaro in ogni momento come Luke Cage parli il linguaggio della piccola criminalità da strada, delle sfide quotidiane in una società ai margini, della possibilità di diventare – prima di un lottatore – un modello di rinascita per la propria gente.

Specificità a parte, chi ha visto le due precedenti opere ritroverà lo stesso stile e le stesse scelte: ambientazione prevalentemente notturna, superpoteri e superfacoltà utilizzati con il contagocce, grandissima coerenza con il Marvel-Netflix Universe, ma al tempo stesso molta distanza dal Marvel Cinematic Universe (anche se a un certo punto ci sarà un riferimento molto divertente). Buon ritmo, con le giuste pause che servono ad allargare la nostra empatia con il protagonista, consapevoli che la partita si gioca su tutta la stagione, e non sulla singola puntata. Ancora una volta, nella grande massa di storie di genere, si è capito come costruire qualcosa di diverso e necessario, che riesce a sfruttare la premessa dei superpoteri per raccontare storie più intime e particolari.

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