Lukas Reborn 1: Nell'arena, la recensione

Lukas Reborn 1 dà il via alla seconda stagione dell'ultima interpretazione del fumetto da parte della Sergio Bonelli Editore, quella della urban fantasy

Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.


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Lukas Reborn 1 dà il via alla seconda stagione di Lukas attraverso l'interpretazione in stile Bonelli del genere urban fantasy. La formula della collana organizzata in cicli di 12 numeri, innovativa per la casa editrice milanese, sta dando ottimi risultati dopo Orfani e il recente Adam Wild.

L'opera di Michele Medda e Michele Benevento è arrivata in edicola quasi in punta di piedi, con la discrezione che contraddistingue il suo sceneggiatore, ma ha conquistato subito e meritatamente uno zoccolo duro di lettori. Lukas rivisita il topos horror del momento, quello zombie, coniando il concetto di ridestato, un non-morto cosciente, con tutte le caratteristiche di un uomo comune. È un suggestivo mix tra un vampiro e Wolverine, con un'aggiunta gotico romantica.

Ogni volta che il personaggio principale muore, colpito alla testa senza danni irreparabili al cervello, ritorna in vita senza ricordi della precedente, come un bagno nel fiume dell'oblio, il Lete, di platonica memoria. È un soggetto dalle prospettive potenzialmente inesauribili che offre un universo di possibilità narrative. Dar loro sostanza è il mestiere e l'arte di Medda.

Le trame principali della vicenda precedente hanno trovato quasi tutte la loro soluzione nello scontro finale tra il protagonista e Wilda Belsen. Per lo scrittore che ci ha ipnotizzato con Caravan lasciandoci alla fine con l'amaro in bocca, Mostri, disegnato da Massimiliano Bergamo e Vincenzo Acunzo, è stata quasi una rivincita e la riconquista del proprio pubblico.

Nell'arena segna il reset per Jordan Black ora all'anagrafe Daniel Standing, in arte Black Fist, imbattibile lottatore nel giro internazionale di combattimenti clandestini. Il farabutto ha lasciato ormai il posto a un vero e proprio eroe, capace di empatizzare, questa volta verso un suo compagno di squadra finito in guai seri con il loro comune boss, lo spietato Hassan.

Il brossurato in oggetto pone le basi del prossimo corso; viene introdotta l'unità operativa Phoenix (come vi abbiamo anticipato), destinata a occuparsi di crimini sovrannaturali, guidata dalla caparbia Myra Cabot. Si conquistano inoltre la scena i vampri, vista la proposta che il Nostro riceve qui dal misterioso Zio Ming.

La straordinaria spontaneità con la quale Medda racconta il suo mondo fantastico si sposa con l'altrettanta, apparente semplicità con la quale Benevento la traspone in immagine sulla tavola; fantastica è la copertina di questo numero. Il loro narrare testuale e grafico è sciolto, immediato. Lukas Reborn non solo conferma la qualità e la curiosità della prima serie, la supera, rilanciando una nuova, intrigante mini-epopea.

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