Ludo, la recensione
Cosa c’entrano un video porno, una valigetta piena di soldi, una bambina e una gang criminale? Anurag Basu ci risponde un po’ alla volta, mettendo in atto un’operazione di montaggio incredibile...
Dall’universo del cinema multilineare, caratterizzato da una narrazione dalle complesse strutture narrative, ecco che arriva Ludo, la sfida del regista indiano Anurag Basu, il quale – forte di un’esperienza tra diversi media e diversi generi – usa la sua conoscenza del linguaggio cinematografico per portare a compimento un film estremamente diverte, ritmato, pieno di forti sentimenti e grandi momenti (che è di base la summa della poetica del cinema bollywoodiano: passare in rassegna più emozioni possibili nell’arco di un unico film).
Tutti i personaggi/pedine sono estremamente caratterizzati, centrati, e riescono ad avere sia momenti di grande comicità che di grande dramma, in una vera e propria giostra di sentimenti e generi: c’è la commedia romantica, il thriller, il melodramma, l’action… manca solo il musical, stranamente. Davvero ogni scena in Ludo è un'esplosione di cinema d'intrattenimento di altissima qualità: c'è l'azione che ti tiene incollato allo schermo ma anche la profondità narrativa portata avanti dalla caratterizzazione dei personaggi, di cui percepiamo precisamente il conflitto vitale (che, con varie sfaccettature, riguarda l'idea di volersi riscattare da una vita fatta di infelicità). In questo gran divertimento fatto di corse e inseguimenti Ludo è anche un viaggio prettamente geografico: dalla metropoli alla campagna, dalle bettole agli alberghi, passando per commissariati, prigioni, fiumi, foreste, binari dei treni… è anche un vero e proprio tripudio per gli occhi, e nonostante l’altissimo numero di scene e situazioni riesce ad essere sempre chiaro e leggibile, percorribile in ogni suo senso (e con qualsiasi mezzo di trasporto) senza perdere mai il punto della storia.