Lucky 7: la recensione del pilot

Una prima parte pesante che viene riscattata non del tutto da un finale soddisfacente: il pilot del nuovo drama della ABC

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Uomini come numeri, persone come le cifre economiche che li rappresentano. I "fortunati 7" del titolo non sono soltanto i protagonisti, ma anche i numeri che accendono il motore della storia. Lucky 7, storia di mediocri e, in alcuni casi, squallide vite travolte da una vincita alla lotteria. Ci è piaciuto? Più no che sì. Il soggetto di base, di per sé non particolarmente stimolante, aprirebbe anche possibili scenari interessanti: un evento surreale, se così possiamo definire una vincita alla lotteria, considerando le possibilità, che irrompe in queste vite monotone, senza uscita, sprofondate nella povertà e in alcuni casi anche in qualcosa di più grave e pericoloso. E lo stesso prologo in questo senso ce la mette tutta per metterci di fronte alle violente reazioni che seguiranno all'avvenimento. Con il senno di poi però non si poteva fare altrimenti, considerando come la scena, anche riuscita, della vittoria arrivi dopo metà di un pilot che fino a quel momento era stato tutt'altro che emozionante e coinvolgente.

lucky 7

Il problema fondamentale di questa prima puntata di Lucky 7 è proprio questo: un prologo che è promessa di un'azione che, a conti fatti, non arriva, e una lunga prima parte di presentazione che è promessa di caratteri che non incidono mai, tranne in rari casi. A voler dare un'altra lettura la mediocrità, o piattezza dei protagonisti, ognuno più o meno impelagato con problemi economici e/o familiari, potrebbe essere meglio inquadrata nel tentativo di costruire un quadro che sia almeno realistico. Così non è, e basta un semplice paragone con Shameless, serie con cui Lucky 7 condivide più di un elemento, a partire dalla provenienza britannica, a fugare questo dubbio.

Ancora una volta un dramedy, ma senza, almeno per quanto abbiamo visto finora, quella carica che al contrario la famiglia Gallagher aveva da subito mostrato. Mancano di tridimensionalità e calore queste storie che più di una volta indugiano in stereotipi e situazioni già viste, dalla ragazza pakistana già accasata dalla famiglia alla donna in sovrappeso con problemi coniugali, ai due fratelli Matt e Nicky, protagonisti di una falsa rapina che al momento rappresenta il punto di maggior interesse, forse l'unico snodo a permettere uno sviluppo degno per il futuro della storia. Senza troppi giri di parole, a causa di una ridondanza di situazioni, tematiche troppo rimarcate e personaggi poco incisivi, la prima parte dell'episodio risulta pesante e noiosa.

Qualcosa migliora nel corso della seconda metà della puntata: in particolare a partire dalla già citata scena della vincita i caratteri, finalmente messi di fronte alla svolta attesa, acquistano un certo spessore. Su tutti svettano il bel personaggio di Bob Harris (Isiah Whitlock Jr. che, per chi ha visto The Wire in lingua originale, associamo ad una certa esclamazione/tormentone), capo della stazione di rifornimento dove i vincitori lavorano, e di Antonio (Luis Antonio Ramos), che qui mostra il volto più umano tra i protagonisti (il suo personaggio non gioca alla lotteria e quindi si trova ad osservare con ironia – probabilmente finta – il disagio della propria famiglia e al tempo stesso la felicità dei suoi amici e colleghi).

In conclusione il drama della ABC se non è completamente da bocciare al tempo stesso non lascia di certo con il desiderio di proseguirne a tutti i costi la visione. Considerati i bassi dati d'ascolto forse è meglio così.

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