Luck 1x03, "Episode Three": il commento

Testi lirici, fotografia e regia quasi perfetti. La neonata serie di casa HBO cresce in fretta e bene...

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Difficilmente si può trovare qualcosa di certo da dire al terzo episodio di una serie tv. Si può ipotizzare, ricostruire in base a ciò  che gli autori hanno già fatto in passato, intuire a seconda delle interpretazioni, ma trovare certezze è una cosa da escludere. Di certo c’è che Luck è ambientato nel mondo delle corse dei cavalli. Bravo, bella scoperta. Questa scoperta, che è bella solo sarcasticamente parlando, è quella che ha destato meraviglia e preoccupazione durante il pilot. Meraviglia perché le scelte azzardate ci gustano parecchio, preoccupazione perché il numero di persone che possono trovare interessante questo mondo non sono poi tante. È un mondo lontano dallo sfavillio e dal fascino del classico gioco d’azzardo, è popolato da esseri ambigui, senza scrupoli e senza troppo appeal.

La scoperta introdotta dal terzo episodio è, appunto, che non si parla di corse di cavalli. I cavalli non sono protagonisti, sono uno sfondo, un sottotesto sul quale le storie principali si muovono, una scusa per far muovere personaggi davvero interessanti. I cavalli non vengono nobilitati, come spesso abbiamo visto fare dalla letteratura, sono uno strumento degli uomini per fare i loro affari, per guadagnare il tanto agognato denaro. Con questo spirito si muovono tutti i personaggi, da questo spirito è mosso Ace, da questo spirito sono mossi i quattro scommettitori, da questo spirito è mosso il cow-boy. E tutto questo, dalla gestione della fortuna alla ricerca del denaro, è raccontato con una scrittura indovinata, una regia stupenda e una fotografia che sfiora il meraviglioso.

Ammetto di essermi sbagliato sul conto di Ace: ero sicuro fosse il capetto di una qualche gang mafiosa, e invece lo vediamo sedersi sulla poltrona presidenziale di una qualche compagnia. Di cosa si occupi la sua azienda non ci è ancora dato saperlo ma se si può permettere di ordinare di muovere 50 milioni di dollari probabilmente non è niente di leggero. Ace si muove e tutti lo seguono, non deve parlare per far fare quello che vuole che gli altri facciano. Lui butta lì una frase e tutti si muovono per cercare di interpretare quello che ha detto e non deluderlo. “Sono gli altri ad adeguarsi” ricorda, giustamente, il suo cane da guardia prima di fargli fare pipì. Ace è ossessionato dal suo confronto con Mike, nemesi della quale ancora non conosciamo il volto, ma contro cui sta preparando una vendetta la cui costruzione, possiamo ipotizzare, occuperà diversi episodi. In questo sceglie un giovane irritante dal suo consiglio d’amministrazione e gli offre un milione di dollari per utilizzarlo, non sappiamo bene come contro il suo nemico. Nathan, il giovane irritante, è il classico giovane irritante. Ambizioso e strafottente, viene messo parecchio in difficoltà da Ace. E ci mette parecchio in difficoltà. Alzi la mano chi ha capito di cosa si occupa senza guardare su internet. Abbassatela, odio i sapientoni.

I quattro scommettitori, Marcus, Jerry, Renzo e Lonnie, riescono finalmente a mettere le mani sul tanto agognato cavallo, riportandolo poi all’uomo a cui l’hanno soffiato. Certo loro, a differenza nostra, non potevano immaginare l’importanza che avesse quel cavallo per Escalante e anche noi non sappiamo molto di più del fatto che il nostro peruviano preferito avesse dei piani per quell’animale. Escalante è il centro attorno al quale si raccolgono diverse linee narrative. Per ora solo i quattro scommettitori e Ace, ma c’è da scommetterci, gli intrecci aumentaranno con il passare del tempo. Nel corso dell’episodio Jerry dimostra di avere il cervello abbastanza affilato per mettere nel sacco quella vecchia volpe di Escalante. Forse non è scarso a poker come pensavamo. Cosa che deve aver pensato anche lui che, infatti, torna al tavolo dove lo attende il suo amico con gli occhi a mandorla. Marcus dimostra di essere avaro anche con il ketchup.

Walter Smith è forse il personaggio più lirico dell’intera serie. Ogni suo movimento, ogni inflessione della voce è struggente. Nick Nolte ci regala un’interpretazione davvero stupenda.

Luck, in tre episodi, non ha ancora raccontato praticamente nulla ma è già capace di inchiodarci allo schermo. Se continua così, avremo assistito alla nascita di un cult.

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